Accademia di Belle Arti a Cagliari, non vorrebbe dire impedire la mobilità di formazione degli artisti residenti e neanche isolarli, vorrebbe semplicemente formarli senza dequalificare la loro identità culturale; vorrebbe dire non recidere nel nome della contemporaneità della ricerca artistica (a Cagliari formativamente assente), il cordone ombelicale che le lega al contesto ambientale e culturale originario; vorrebbe dire consentire alla comunità scientifica residente, d’acquisire autonomia culturale; vorrebbe dire dare la possibilità giuridica e finanziaria di costruzione di un progetto altamente formativo, artistico e culturale, fondato sulla produzione e la ricerca della conoscenza; vorrebbe dire ridistribuzione didattica e divulgazione a apertura quanto più radicale e possibile verso la cittadinanza metropolitana.
Accademia a Cagliari vorrebbe dire, accostarsi all’arte del passato non soltanto come dogma Archeologico, gestita da attempati storici occhialuti che appaiono alla cittadinanza come alchimisti, ma come problema storico che sa ancora essere contemporaneo; Accademia a Cagliari vorrebbe dire crescere come cittadini critici e non come clienti e oggetto di marketing; in fondo perché le pubbliche Accademie vanno mantenute dalle tasse degli Italiani?
Se si vuole una Cagliari, a dimensione Arte Contemporanea, che non sia un deposito di cose vecchie e prese in prestito dall’altrove; se s’immagina Cagliari realmente come un laboratorio di futuro della memoria necessario, serve creare, determinare e misurare, la vitalità di chi ci lavora.
Cagliari è artisticamente umiliata dinanzi l’altrove, da secoli, dall’Unione d’Italia dai tempi del suo primo sindaco, Ottone Bacaredda (che si limitò a una visione formativa e artistica di grandi opere urbane e poco più).
Se mira a un vero Rinascimento Cagliaritano, bisogna abbandonare la logica dell’imposizione artistica e culturale mascherata da dono politico, serve investire attraverso un’Accademia di Belle Arti, sulla redistribuzione della conoscenza.
Accademia di Belle Arti, vorrebbe dire per Cagliari, ambito prossemico, dove ogni nuova ricerca in formazione, tende a ridisegnare l’insieme; vorrebbe dire Alta Formazione Artistica d’ambito Universitario, perennemente aperta alla comunità, vorrebbe dire connettere il piacere del fare all’imparare.
L’Accademia nei secoli, dovunque sia nata, comparsa e materializzata (cosa che è accaduta in tutte le realtà metropolitane del globo, eccetto Cagliari), si è formalizzata, come istituzione fortemente democratica, solida, versatile, esposta a flussi e venti di cambiamento generazionale, a interferenze che mutano e cambiano linguaggi innestandosi sulla tradizione e la cultura locale.
Accademia non è Cronos che divora i suoi figli, è Mnemosyne che attiva e assicura il dialogo e il ricambio generazionale, è il cross over che conserva memoria e ricordi nei passaggi generazionali fatti di scontri e confronti.
Mimmo Domenico Di Caterino