“Non posso più stare in questa situazione, a me interessa solo lavorare, qualcuno ascolti le mie parole: so che è solo questione di tempo, ma io domani potrei essere sbattuto fuori di casa con mia moglie e i miei figli. Mi rivolgo in particolare al dottor Deiana: snellisca le pratiche per far sì che possa finalmente ritrovare la mia dignità di lavoratore”.

È l’accorato appello alle istituzioni da parte di Gian Luca Usai, in particolare alla persona di Massimo Deiana, presidente dell’Autorità di Sistema portuale del Mare di Sardegna, quando mancano poche ore alla possibilità di essere sfrattato da casa con sua moglie e i suoi due figli. “Vorrei – continua l’appello di Gian Luca – che Deiana venisse al mio sfratto come mio portavoce di lavoro per fermare questa ingiustizia”.

La storia di chi come Gian Luca ha lavorato al porto di di Cagliari è molto complicata, anzi meglio dire “incasinata”, con alle spalle anni di lotta per il diritto al lavoro e per il diritto a portare a casa un tozzo di pane per la propria famiglia.

Anni di lotte, decine di sit-in, blocchi al porto, azioni di protesta davanti all’Inps e all’Autorità portuale, ma purtroppo per decine di lavoratori del Porto canale la soluzione è stato il licenziamento e poi il fallimento della Clp. Da marzo 2017 senza uno straccio di stipendio, senza diritti e senza la possibilità di trovare alternative credibili per sfamare le mogli o i mariti.

Portuali o camalli, così vengono chiamati gli scaricatori e i facchini al porto di Genova. Sono uomini e donne con grande dignità, sempre pronti ad aiutarsi e a rivendicare con forza i diritti essenziali, come quello alla casa. Sì, proprio il diritto alla casa che a un portuale rischia di essere negato venerdì 15 giugno, perché in quella data arriveranno nella sua casa l’ufficiale giudiziario con le forze dell’ordine per sbattere fuori da casa lui e la sua famiglia con i bimbi minori.

Tutto per una difficoltà economica di un uomo che ha sempre lavorato, sudato e combattuto per portare a casa da mangiare, ma che da marzo 2017 non vede uno stipendio per una grave difficoltà economica proprio di quell’azienda che a febbraio di quest’anno è fallita. Ma la storia non finisce qui: arretratati, naspi e Tfr arretrati, ma soprattutto la nuova assunzione nell’Agenzia del lavoro portuale. Sì, perché Gianluca ha un futuro nel porto di Cagliari, ma nell’immediato, lui come tanti altri è nella “merda”.

E allora perché non aspettare qualche mese prima di sfrattarlo e aspettare che gli arrivino le spettanze e il lavoro tanto agognato? Lo stesso Deiana, intervistato da Cagliaripad, in una video-intervista aveva dichiarato l’intenzione da parte dell’Agenzia del lavoro portuale di riassorbire tutti i lavoratori della Clp.

Lo sfratto. Tante persone si stanno mobilitando per aiutarlo, dandosi appuntamento il prossimo 15 giugno alle sette davanti a casa sua, in via delle Serre 14 a Quartucciu. Non per creare tensioni o scontri, ma solo per chiedere un rinvio: l’ultimo rinvio prima della soluzione dei tanti problemi.

Sarà un giorno importante per Luca, per sua moglie, ma anche per i portuali, perché ottenere questo rinvio sarebbe la vittoria di tanti portuali che hanno difeso insieme i diritti essenziali per vivere e per avere un domani.

Leggi anche:

Sfratto a Quartucciu, il sindaco conferma: “1500 euro per l’emergenza abitati della famiglia Usai”

Quartucciu, sfratto famiglia Usai: il sindaco sfugge ai giornalisti

Quartucciu, appello contro lo sfratto: “Oggi 31 maggio non vogliamo finire in strada”

Sfratto a Quartucciu, spintoni e porta in faccia a giornalista: Carabinieri identificano vittima aggressione