Un passo indietro o uno avanti: due modi di vedere la nuova situazione della Sardegna nello scenario europeo. Da una parte l’Isola retrocede di una categoria: da regione “in transizione” – così sono considerate le regioni con Pil tra il 75% e il 90% ai fini della distribuzione dei fondi di coesione per il settennio 2021-27 – ritorna ad essere “meno sviluppata”, visto che il Pil certificato del 2016 si attesta al 71% della media europea. Ma alla retrocessione si accompagnano i vantaggi.

L’Isola riceverà più soldi, almeno il 30% in più delle risorse (600 milioni del Fondo sociale, 900 milioni del Fondo per lo sviluppo regionale e 1 miliardo e 300 milioni del Piano sviluppo rurale) erogate da Bruxelles per il periodo 2014-2020. Renato Soru, eurodeputato, ripercorre la storia dei finanziamenti Ue piovuti a beneficio dell’Isola. “Sfondando la quota del 75%, uscimmo dall’obiettivo convergenza (l’ex obiettivo 1, ndr) nel periodo tra il 2007 e il 2014 – spiega l’ex presidente della Regione – non solo perché l’economia era cresciuta, ma anche per l’allargamento dell’Unione ai Paesi della nuova Europa, tradizionalmente caratterizzati da un basso prodotto interno lordo”.

Poi però, ricorda Soru, “il nostro Pil è tornato a livello bassi, mentre i Paesi neo entrati sono cresciuti”. Questo, aggiunge, “ci porta benefici perché tra il 2021 e il 2027 la Regione avrà più risorse e un regime di aiuti più favorevoli alle imprese che potranno usufruire di contributi a fondo perduto nella misura di più del 30%”. D’altra parte, argomenta Soru, “dopo tanti anni ancora non siamo riusciti a recuperare rispetto alle Regioni del centro nord, e su questo la classe dirigente sarda deve porsi degli interrogativi”. Per l’europarlamentare del Ppe, Salvatore Cicu, “gli ultimi dati che emergono dal monitoraggio sulla spesa dei fondi regionali dimostrano chiaramente il ritardo e l’inadeguatezza della Giunta nell’affiancamento delle piccole medie imprese all’accesso ai bandi pubblici”.

Quindi, spiega, “serve attivare meccanismi che facilitino l’accesso ai finanziamenti attraverso sussidi, prestiti, garanzie sui prestiti, sfruttando al meglio tutte le opportunità di crescita”. Anche il deputato di Forza Italia, Pietro Pittalis, parla di “un’opportunità da non perdere per le imprese del settore agricolo, turistico e commerciale”, ma auspica “anche un’amministrazione regionale in grado di sfruttare i vantaggi”. L’assessore al Bilancio, Raffaele Paci, ricorda che “la Sardegna è scesa sotto il 75% del Pil già dal 2013 perché l’Unione, in particolare con i Paesi dell’Est, è cresciuta più di quanto cresce l’Italia”. Adesso, osserva il vice presidente della Giunta, “l’Europa sta programmando il prossimo ciclo che partirà nel 2022 e quindi certifica una situazione ben nota. La Sardegna sta passando tutto l’attuale ciclo 2014-2020 come se fosse una regione in transizione, mentre sin dall’inizio aveva tutti parametri di regione in via di sviluppo”. Come Regione, conclude, “abbiamo fatto presente in tutti i modi questa situazione per cercare di ottenere fondi compensativi: adesso Bruxelles ha finalmente preso atto della situazione”.