Resta a Nuoro il processo alla banda che aveva progettato il furto a scopo di estorsione della salma di Enzo Ferrari dal cimitero di Modena.
Lo hanno stabilito i giudici del tribunale barbaricino rigettando oggi, in occasione della prima udienza del dibattimento, l’istanza dei difensori dei 14 imputati per incompetenza territoriale.
Tutti sono accusati a vario di titolo di associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga e armi – quest’ultime rubate dal centro rifornimenti e manutenzioni dell’Esercito di stanza a Padova – e di alcuni episodi di estorsione, tra cui spicca il piano per trafugare il cadavere del fondatore della casa automobilistica più famosa al mondo. Presentata la lista dei testi di accusa e difesa, il presidente del collegio Giorgio Cannas si è riservato di decidere sulle ammissibilità rinviando il processo all’8 giugno prossimo. In quella data verrà anche nominato il perito per le trascrizioni delle intercettazioni. Gli imputati alla sbarra sono: Lucio Baltolu, Gaetano Frio, Enrico Brau, Antonio Francesco Mereu, Danilo Mazoni, Roberto Mezza, Giulio Cesare Mulas, Raffaele Paladini, Paolo Paris, Antonio Francesco Pipere, Francesco Piras, Peppino Puligheddu, Vittorio Scano, Giampiero Serra. Ma la banda sgominata dalla Dda di Cagliari, con traffici tra la Sardegna e l’Emilia, era molto più numerosa.
Quattordici sono ora sotto processo a Nuoro, altri otto invece hanno chiuso il procedimento penale con il patteggiamento – pene da 4 anni a 3 mesi – e in 18 hanno scelto l’abbreviato. Secondo l’accusa, rappresentata dal Pm Gilberto Ganssi, la base dell’organizzazione era ad Orgosolo (Nuoro) e a capo del sodalizio viene indicato l’orgolese Giovanni Antonio Mereu, noto Caddina, che ha scelto di essere giudicato con l’abbreviato.