“Come ci si sente ad essere presidente?”, “Ha paura della guerra?”. Sono alcune delle domande che gli alunni della scuola primaria Sacro Cuore dell’Istituto comprensivo Santa Caterina di Cagliari, hanno rivolto al presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, al termine della visita guidata che hanno voluto riproporre lungo il percorso all’interno del Palazzo di via Roma.
Nelle due giornate di Monumenti Aperti a Cagliari, la manifestazione dedicata alla valorizzazione del patrimonio culturale storico a architettonico dell’isola, i giovani studenti hanno accompagnato facendo da ciceroni i circa duemila visitatori che hanno scelto la sede del Parlamento sardo come meta del tour culturale. Accompagnati dal dirigente Massimo Spiga e dalle loro insegnanti
, le bambine e i bambini della scuola di via Piceno hanno illustrato con dovizia di particolari la mostra “Cronache dell’Autonomia 1943-1953”, allestita al piano terra del Palazzo, per proseguire con il loro racconto nell’Aula consiliare, alla galleria dove sono esposti tutti i ritratti dei presidenti del Consiglio, nelle stanze della Presidenza, sino alla sala dove si riuniscono i Capigruppo.
“Questa giornata sarà anche per me, come l’avete definita voi unica, speciale ed indimenticabile perché voi l’avete resa tale. Siete stati davvero molto bravi – ha commentato Ganau – avete dimostrato una grande conoscenza delle attività svolte dall’Assemblea legislativa e spero davvero che quest’esperienza serva a farvi sentire più vicina l’amministrazione regionale. È importante che gli organismi che hanno il compito di governare una regione siano vicini, siano conosciuti, si capisca come funzionano, quali sono le complessità e il percorso che ha consentito alla nostra isola di migliorare e progredire. L’avete ben raccontato oggi illustrando la mostra che racconta l’Isola nei 10 anni compresi fra la fase finale della seconda guerra mondiale, l’approvazione dello Statuto e la prima legislatura del Consiglio, quando il popolo sardo ‘era nudo e scalzo’ appunto per citare le parole del generale Pinna”.