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A quasi dieci anni dall’inizio della crisi la Sardegna, al contrario di tante altre regioni italiane, non riesce a ritornare ai livelli pre-crisi.

Mentre l’economia nazionale sembra aver quasi raggiunto nuovamente i livelli del 2008 (98%, grazie soprattutto ad una risalita dell’occupazione e del commercio estero), quella sarda appare ancora molto indietro. L’isola, secondo un’indagine di Cna, ha infatti recuperato appena il 92,7% dei livelli di attività del 2008. Di fatto otto regioni hanno già raggiunto i livelli pre-crisi (Trentino Alto Adige, Lazio, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lombardia, Friuli e Basilicata) mentre solo sei si trovano in una situazione peggiore della Sardegna. L’ultimo dato ufficiale relativo al Pil sardo è del 2016 quando il reddito complessivo prodotto si era attestato a 31,4 miliardi di euro (a valori 2010): il 90,6% del Pil del 2008 (34,7 miliardi di euro). Il 2017 si è chiuso con una sostanziale stabilità del numero di imprese nell’isola: 142.951, ovvero il 94,7% dello stock censito nel 2008 (circa 8 mila imprese in meno).

Vanno peggio le cose in termini di occupati. Nel 2017 i posti di lavoro registrati nell’Isola sono stati circa 562 mila, contro i quasi 602 mila del 2008 (40 mila in meno): il 93,4% del livello pre-crisi, da confrontarsi con il dato nazionale del 98,6%. Se poi si guarda all’interscambio con l’estero, cioè la somma di importazioni ed esportazioni, la situazione del 2017, seppur in ripresa, si mostra ancora al di sotto dei livelli pre-crisi: 94,8%, un dato da inserire in un contesto nazionale che, da questo punto di vista, ha già ampiamente recuperato la situazione del 2008 (103,4%). “Uno degli elementi più critici è sicuramente rappresentato dalla situazione dall’artigianato – spiegano Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna Sardegna – Cresce la burocrazia, si ferma la spesa. Senza un processo di efficientamento della macchina pubblica la Sardegna è condannata ad un lento declino”.