“La sostanza della nostra legge è passata”. Così, sull’impugnazione della legge appalti da parte del Governo, il padre della legge ed ex assessore ai Lavori pubblici, Paolo Maninchedda, con Franciscu Sedda. Il segretario e il presidente del Partito dei Sardi riepilogano i contenuti “usciti indenni” dall’esame del Governo.

E cioè, “l’impianto normativo che consente di dar forma all’Anas sarda, le norme che tutelano i fornitori e i subappaltatori, le premialità legate agli appalti a chilometro zero, le norme sugli appalti verdi, le norme sulla qualità architettonica e sui materiali a chilometro zero, le clausole sociali a tutela dei lavoratori, gli strumenti per favorire le giovani professionalità”. In realtà, sottolineano Maninchedda e Sedda, c’è una seconda buona notizia: “Le parti impugnate rivelano ancora una volta la doppia morale dello Stato italiano che in materia di funzioni Anac nega alla Sardegna ciò che è già in vigore nelle provincie autonome di Trento e Bolzano o addirittura cerca di invadere competenze che sono certamente della Regione Sarda”.

Quindi, concludono, “questa impugnazione ci dà dunque indicazioni: la prima è che abbiamo saputo affermare gli interessi nazionali sardi e dotare la Regione Sardegna di uno strumento che progressivamente la emanciperà dal dominio dell’Anas; la seconda che vale la pena di resistere in giudizio, perché ciò che viene contestato ha più dispetto che ragione a suo sostegno”.