“Urbanistica e Sanità trovano la sintesi nella più grande operazione neocoloniale italo-araba in Sardegna, il Mater Olbia. Sull’ambiguo ospedale nato su les affaires e gli scandali di Don Verzè fanno pace le grandi religioni e si riconciliano tutte le forze politiche di centro destra e di centro sinistra.
Sull’altare del Mater come ultimi sacrifici, a fine legislatura, si offrono Sanità Pubblica e Territorio. Passa il Piano di riordino della rete ospedaliera sarda, con la decimazione di interi servizi sanitari ed ospedali in tutta la Sardegna. Ci si avvia verso la privatizzazione del Sistema sanitario pubblico ed il ritorno al Far West nell’edilizia.
Sui tagli ai servizi sanitari sono insorti i territori, i medici ed il personale sanitario.
L’Osservatorio Nazionale della Salute, nel suo ultimo verbale, denuncia la riduzione dell’aspettativa di vita dei sardi rispetto alle altre regioni d’Italia. Il 14.6% dei sardi rinuncia alle cure contro il 5% dei toscani. Nei grandi ospedali è in corso una precarizzazione con perdita di professionalità e competenze. Sempre meno i medici, gli infermieri ed i tecnici. Crescono gli amministrativi imposti dalle lobby dei partiti ed il volontariato.
Avanzano le Multinazionali della Sanità che rilevano cliniche convenzionate indotte al fallimento.
I colossi delle Assicurazioni sono già attivi negli ospedali pubblici. L’Unipol, con il 60% delle quote in mano al Qatar organizza il suo braccio sanitario, la UniSalute che in Emilia Romagna stipula convenzioni con la ASL. Grandi aziende rinfilano ai lavoratori, pacchetti assicurativi al posto degli scatti salariali.
A noi sardi dicono che intanto ci salverà il Mater Olbia, l’ospedale privato che funzionerà solo con i nostri finanziamenti pubblici, dicono. Ma i 58 milioni all’anno per dieci anni dalle casse sarde all’emiro non bastano più e l’apertura si rinvia da un’anno all’altro.
E’ palese che insieme all’alibi della Sanità pressano gli interessi del cemento.
Già nella precedente Legislatura, si registrava il fenomeno del pendolarismo politico dalla Via Roma a Doha. L’effetto inebriante dei fasti del Qatar su nostre personalità politiche flebili ma di spicco, acuì la cecità sui problemi reali dei sardi, dalle rivendicazioni in corso dei pastori alla Sanità, all’Urbanistica. Chi pensò di scoprire in Qatar il proprio Eldorado, non comprese che l’Eldorado era la nostra Terra indifesa per l’Emirato islamico.
Con gli investimenti immobiliari nel nord dell’Isola, sempre in nome della Salute, la classe politica sarda nelle ultime due legislature, non si sottrae alle pressioni dell’Emirato per metter mano alla Legge Urbanistica.
Il PPR del 2006 è al centro degli attacchi in Consiglio Regionale da ben oltre 8 anni ed ora con la controriforma Urbanistica, dopo quella Sanitaria, la Consiliatura Pigliaru vorrebbe chiudere il proprio mandato saldando chissà quali conti all’Emiro.
Se non fosse che a restituirci una speranza è l’incompatibilità di quei pochi ma insidiosi articoli della Legge Urbanistica con il PPR, l’Art. 43, Art. 31 e l’Allegato A.4, con cui si intende riaprire il territorio sardo al Far West.
Nove milioni di metri cubi di cemento minacciano di seppellire le coste sarde ed ogni reale prospettiva turistica in armonia con l’ambiente e le economie locali.
Ma se le norme di tutela paesaggistica e quelle del PPR prevalgono sulle disposizioni regionali urbanistiche, una sana incostituzionalità potrebbe salvare le nostre coste ed il nostro territorio da tanto scempio.
Questa è la Legge Urbanistica decisa dallo Stato Islamico del Qatar in casa nostra e che Pigliaru deve adottare.
Oggi, alla luce degli eventi, è facile capire cosa impose Renzi a Pigliaru nel 2014 ad inizio Legislatura, in pochi minuti ed in un’anticamera romana dopo un’attesa snervante di ore del Presidente della Regione Autonoma della Sardegna”.
Claudia Zuncheddu – Sardigna Libera