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“Il percorso è veramente duro, la salita – da affrontare sette volte – è selettiva. Abbiamo appena provato l’ultimo strappo che si affronta solo all’ultimo passaggio e devo dire la verità: farà tanta selezione. All’inizio non è durissimo, ma l’ultimo chilometro è davvero impegnativo”.

Così Fabio Aru, che ha appena concluso le fatiche al Tour of the Alps, rileva le insidie del circuito del Mondiale di ciclismo su strada, a Innsbruck. “Non è la prima volta che vengo qui: da bambino ci ho trascorso qualche volta la vacanze con i miei genitori – aggiunge il sardo dell’Uae Emirates -. Gareggiare oggi su queste strade è stato veramente bello”. “Il tratto finale viene denominato la ‘salita dell’inferno’, basta chiedere a chi ci seguiva: c’erano delle auto che non riuscivano più ad andare avanti – osserva il ct degli azzurri, Davide Cassani -.

La fai dopo 250 chilometri… L’impressione che avevo avuto con Nibali è la stessa che ho avuto oggi con Aru: dall’imbocco della salita alla fine del pezzo duro ci sono 2,300 km. Quando arrivi in quel punto non è che cominci subito la discesa, devi anche avere la forza di cambiare ritmo”.