Tra le realtà più interessanti nella filiera sarda del turismo esperienziale c’è Silanus. È qui che si è sviluppato un modello fondato sulla figura del “tutor del turista” e delle comunità ospitali. Giovanni Antonio Capitta del Comune di Silanus l’ha raccontata in occasione del primo appuntamento di “Sardinia Tourism Call2Action”, l’innovativo piano di incontri di approfondimento professionale e di confronto per gli operatori turistici e gli amministratori locali elaborato e proposto da Geasar, la società di gestione dell’aeroporto di Olbia, col sostegno dell’assessorato regionale del Turismo, che l’ha inserito nel Piano di promozione e comunicazione da veicolare attraverso il sistema aeroportuale sardo.
“Quello della comunità ospitale è un progetto che si sviluppa a partire dall’idea di coinvolgere tutti, non solo gli attori pubblici e gli operatori turistici ma chiunque possa entrare in contatto con i visitatori, che in questa dimensione diventano e sono accolti come dei cittadini temporanei”, ha detto durante i lavori della seconda giornata ospitata nel centro congressi Mbc dell’aeroporto “Costa Smeralda” e dedicata ai borghi autentici e al turismo rurale. Il segreto è tutto nella costruzione di una cabina di regia.
“Abbiamo realizzato una sorta di coalizione, perché per costruire un progetto di destinazione turistica bisogna darsi un minimo di organizzazione”, spiega Capitta, secondo il quale “la comunità ospitale è il sistema per cercare di trasformare un territorio in un prodotto fruibile”. Ma per farlo occorre “far entrare in contatto il visitatore con la comunità, e qui si sviluppa la funzione della nuova figura del tutor dell’ospite, che viene accompagnato in un’esperienza quotidiana, in cui la scoperta del territorio e delle sue abitudini non è un momento folcloristico, ma autentico”. Gli operatori che hanno aderito alla chiamata di Geasar hanno potuto confrontarsi con altre interessanti figure di promoter locali che operano per rendere più semplice la fruizione del territorio e per concretizzare quel concetto di comunità sostenibile su cui fonda la possibilità che il turismo rurale possa avere successo.
Tra queste c’è sicuramente “Carnia Greeters”, la rete di volontari locali “che amano il proprio territorio e lo conoscono a fondo, che desiderano accogliere i viaggiatori in modo autentico, rendendo la visita di un luogo un’esperienza unica nel suo genere, entusiasti di sapere che ci sono tante persone pronte a scoprire e apprezzare le loro zone”, come ha spiegato Vanni Treu, uno dei fondatori del progetto “basato su autenticità, accessibilità e attrattività”, come ha aggiunto per raccontare quali siano le mansioni che la comunità internazionale dei greeters – che operano in 150 differenti destinazioni – affida ai propri aderenti. “È una formula nuova perché consente al visitatore di entrare in contatto con persone vere, che vivono in Carmia – conclude Treu – che prestano i loro occhi, la loro esperienza e la loro narrazione ai visitatori”.
Roger Bataille, sindaco di Ervy Le Chatel e vicepresidente delle “Petites Cité de Cittes du Caractere” ha introdotto gli operatori sardi al modello francese del turismo dei borghi. “Si tratta di luoghi che hanno avuto un ruolo di potere politico, economico, religioso, militare e commerciale – spiega Bataille – e che da queste funzioni hanno ereditato un patrimonio artistico”. Per essere ammessi tra i villaggi, però, “non basta disporre di un patrimonio e di una ricchezza artistica, ma bisogna sottoscrivere una carta sulla base dei criteri di ammissione, a iniziare dal possesso di un regolamento di protezione del patrimonio”. Grazie alla rete, si tratta di “piccole città che hanno ancora oggi una funzione abitativa, villaggi in cui si ha ancora voglia di vivere, in cui la città antica è abitabile, in cui l’habitat antico è conservato ma adattato al comfort moderno, rispettando l’architettura antica, utilizzandoli per un uso moderno”.
Risulta fondamentale, per lo sviluppo del sistema turistico fondato sui borghi autentici, il supporto fornito dall’assessorato regionale del Turismo, il cui progetto per la valorizzazione delle regioni storiche e dei borghi caratteristici della Sardegna è stato illustrato da Roberto Orrù e Donatella Capelli. Ma è importante anche l’apporto di Touring Club Italia, cui fanno capo i borghi censiti con le Bandiere Arancioni, di cui ha parlato Isabella Andrighetti, di Borghi Autentici d’Italia, illustrati da Gianfilippo Mignona, e dei Borghi più belli d’Italia, di cui ha riferito Franco Cuccureddu. L’ultima sessione teorica di questo primo focus si è concluso con il racconto degli assessori del Turismo di Laterza, in Puglia, Mimma Stanno, e di Aggius, Andrea Altea, considerati due casi di successo.
“I borghi sono diventati oggetto di attenzione speciale in Sardegna, sono un prodotto fondamentale per il turismo italiano, ma c’è bisogno di tempo”, è la conclusione di Ottavia Ricci, consulente per le politiche del turismo sostenibile del Ministero per i Beni e le Attività culturali, intervenuta in diretta skype. “Quel concetto di turismo su cui l’Italia ha campato da sempre è evoluto, oggi il turista è un fruitore di luoghi, esperienze e contatto umano – aggiunge – ecco perché l’esperienza diventa fondamentale, il turista vuole essere parte del contesto e della quotidianità”. Il problema, per la Sardegna, “è come arrivarci, perciò dagli aeroporti devono nascere le politiche di attrattività della Regione – conclude Ottavia Ricci – ora è fondamentale fare in modo che l’isola diventi uno scalo importante anche fuori dalla stagione balneare, avete un nuovo prodotto e diventa fondamentale”.