L’Antiquarium Arborense di Oristano è un piccolo museo comunale, ma quest’anno compie 80 anni e si regala una mostra di respiro nazionale: si chiama “Carlo Alberto archeologo in Sardegna – Gli idoli bugiardi” ed è una sorta di mostra gemella di quella con lo stesso titolo già in corso ai Musei reali di Torino che mette in vetrina 70 statuine di bronzo raffiguranti altrettanti presunti idoli sardo punici acquistati a caro prezzo in Sardegna dal re Carlo Alberto.

A venderglieli, per un importo pari a oltre 400mila euro di oggi, fu il cagliaritano Gaetano Cara, che in veste di archeologo e direttore del Museo di Cagliari aveva accompagnato Carlo Alberto in alcuni scavi archeologici a Nora e a Tharros. Ma erano tutti falsi, come falsi sono i 150 idoli che arricchiranno la mostra di Oristano, curata dall’archeologo Raimondo Zucca e organizzata dall’amministrazione comunale in sinergia con la Soprintendenza archeologica e con gli stessi Musei reali di Torino. Che non fossero autentici si scoprì soltanto nel 1883, quando l’allora direttore del Museo di Cagliari Ettore Pais li dichiarò “falsi, turpi e bugiardi”.

Uscivano infatti dall’officina di un fabbro cagliaritano, tale Raimondo Mongia, che li aveva realizzati nella sua officina del quartiere La Pola seguendo le istruzioni proprio di Gaetano Cara, artefice della grande truffa che lo rese ricco. Una volta riconosciuti come falsi, il Museo di Cagliari li tolse dalle vetrine e li nascose in una cassa di legno da dove ora sono stati ripescati per la mostra di Oristano. “Falsi ma utili per raccontare la storia dell’archeologia”, ha commentato il curatore della mostra Raimondo Zucca, al quale non dispiacerebbe che al termine della mostra potessero restare all’Antiquarium Arborense. D’accordo con lui anche il sindaco Andrea Lutzu e l’assessore alla Cultura Massimiliano Sanna, pronti a sostenere la richiesta nei confronti dell’attuale proprietario che è lo Stato.