Aperte le urne in Russia per le elezioni presidenziali. La vittoria elettorale e il conseguente quarto mandato da capo dello Stato per Vladimir Putin appaiono scontati. L’annessione della Crimea ha fatto aumentare a dismisura la popolarità dello zar e le tensioni con l’Occidente sono state sfruttate dalla propaganda del Cremlino per compattare i russi attorno al loro presidente.
Stando a un recente sondaggio del centro demoscopico statale Vtsiom, Putin dovrebbe ottenere tra il 69 e il 73% dei voti.

Alle sue spalle, a distanza abissale, ci sono il comunista Pavel Grudinin con il 10-14% e il nazionalista Vladimir Zhirinovsky con l’8-12%. Ma la battaglia di Putin a questo giro è prima di tutto per l’affluenza. Solo se il 70% dei quasi 111 milioni di aventi diritto si recheranno alle urne, il suo successo sarà completo. Le ricerche di Vtsiom indicano però che ‘solo’ il 63-67% dei russi ha intenzione di votare. Ed ecco perché osservatori e attivisti temono il ricorso ai brogli per gonfiare i dati sulla partecipazione.

Il presidente russo uscente, Vladimir Putin, ha votato. Il leader del Cremlino, accolto da una folla di giornalisti russi e stranieri, si è recato al seggio numero 2151 presso l’Accademia delle Scienze. “Sono sicuro che il programma che ho suggerito al paese sia quello giusto”, ha detto Putin. Secondo quanto riportato dall’agenzie russe il leader del Cremlino ha poi sottolineato che oggi avrà degli incontri con gruppi di lavoratori. A chi gli domandava quale percentuale d’affluenza alle urne potesse essere considerata un successo Putin ha risposto: “Qualunque, basta che permetta lo svolgimento dei doveri presidenziali”.

Gli aventi diritto sono quasi 111 milioni di residenti in patria, ai quali si aggiungono 1,8 milioni di expat. I seggi sono circa 97mila, distribuiti su 11 fusi orari, dalla regione più orientale, la Chukotka-Kamchatka, a quella più occidentale, l’enclave di Kaliningrad. Le urne si aprono alle 8 del mattino (le 7 italiane) e si chiudono dodici ore dopo. Gli exit-poll sono previsti per le 21 di Mosca, dopo la chiusura dei seggi a Kaliningrad, ovvero le 19 in Italia. Dal 25 febbraio sono già aperte però le votazioni per i lavoratori in missione in aree disagiate, come i pozzi petroliferi, oppure i residenti in zone remote – per esempio oltre il circolo polare artico – raggiungibili solo grazie ad elicotteri o motoslitte; in tutto, ha fatto sapere la Commissione Elettorale Centrale, in queste aree hanno già votato 153mila persone. Il sistema inoltre prevede la possibilità di votare in un seggio diverso rispetto a quello in cui si è residente, previa richiesta. E circa sei milioni di elettori hanno sfruttato questa possibilità

Il primo a chiedere ai russi di disertare le urne è l’oppositore Alexiei Navalni. Il blogger anti-Putin nel corso degli ultimi 12 mesi ha sfidato i divieti delle autorità portando migliaia di persone in piazza contro il governo russo e la corruzione. I suoi guai giudiziari, che molti ritengono fabbricati dal Cremlino, gli hanno però impedito di candidarsi.
E ora lui ha lanciato uno “sciopero degli elettori”, invitando a boicottare presidenziali “farsa” senza reali alternative a Putin. Il primo nemico dell’affluenza però più che Navalni è proprio l’esito scontato delle elezioni. La gente – tiepidi sostenitori di Putin compresi – non è motivata ad andare alle urne perché pensa che il proprio voto non cambierà nulla. Ma l’obiettivo del Cremlino resta quello: 70% delle preferenze per Putin e affluenza al 70%.

Navalni sguinzaglierà 70.000 osservatori per verificare la correttezza del processo elettorale. Ne manderà 53 pure in Cecenia, nel feudo di Ramzan Kadyrov, dove alle presidenziali del 2012 – falsate da brogli in tutta la Russia – secondo i dati ufficiali l’affluenza fu del 92% e il 99,76% dei votanti scelse Putin. Altro che maggioranza bulgara. Anche l’associazione Golos, che si occupa di trasparenza e correttezza del voto, ha messo su una vasta rete di osservatori, 90-100.000. Ma ha dovuto trovare in fretta e furia una nuova sede centrale per il lavoro di monitoraggio. Roman Udot, un rappresentante dell’associazione, denuncia infatti che la polizia ha minacciato il proprietario della sede precedente, che all’ultimo momento ha rescisso il contratto d’affitto con Golos. “Non devi ospitare questo evento qui o avrai dei guai”, avrebbero detto gli agenti.

Secondo Rbk, gli osservatori impegnati per le elezioni dovrebbero essere 520-555.000, il doppio rispetto alle presidenziali di sei anni fa. Ma ci sono osservatori e osservatori. I più affidabili e importanti a livello internazionale sono senz’altro quelli dell’Osce. Poi c’è il piccolo esercito degli osservatori amici del Cremlino: 223 arriveranno dal Kazakistan. Ma c’è anche l’ex deputato francese Thierry Mariani, che tre anni fa guidò una piccola delegazione (ovviamente non ufficiale) di parlamentari francesi nella Crimea che la Russia si era annessa l’anno prima. Osservatori stranieri invitati da Mosca e senza alcun riconoscimento internazionale saranno presenti anche nella penisola sul Mar Nero: per esempio Andreas Maurer, capo della fazione di estrema sinistra Die Linke in un consiglio comunale della Bassa Sassonia. Abbastanza per far scrivere al quotidiano governativo russo Rossiskaia Gazeta che “osservatori tedeschi e norvegesi arriveranno in Crimea per le presidenziali”.