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Assunta a scuola, licenziata. E forse riassunta grazie all’ultima sentenza del Consiglio di Stato. Tutto in un anno scolastico. Un’odissea, quella di Chiara Maffucci, docente di sostegno di 37 anni originaria di Foggia, ma trasferita a Parma, che forse non è ancora finita perché il suo destino si sta giocando in queste ore.

“Proprio stamattina – racconta la docente – ero al Provveditorato per chiedere lumi dopo l’ultima sentenza del Consiglio di Stato. Ma ci sono ancora complicazioni”. A travolgere la sua tranquilla vita da docente sono state negli ultimi mesi del 2017 due sentenze. La prima, del Tar, riguarda il titolo di diploma di sperimentazione a titolo linguistico e l’inserimento nella seconda fascia di graduatoria. La seconda, del Consiglio di Stato, è la madre di tutte le battaglie: spazza via – perché l’abilitazione non vale più – circa quarantamila docenti dalle Gae, le graduatorie ad esaurimento. E infatti migliaia di insegnanti sono già scesi in piazza.

Una doppia mazzata che per Chiara Maffucci ha un effetto quasi immediato: una disposizione di risoluzione di contratto del dirigente scolastico della sua scuola di Parma visto “il provvedimento di cancellazione dalle graduatorie ad esaurimento e di istituto della scuola primaria e dell’infanzia per mancanza di ‘specifica abilitazione'”. Da allora la docente non riesce più a mettere piede in un’aula, nemmeno con le richieste di messa a disposizione. Una bella botta per l’insegnante che aveva scelto da tre anni la scuola come professione. E che negli anni precedenti si era anche laureata. Maffucci, però, non si è mai persa d’animo. E lei, pugliese, trasferita in Emilia, si è rivolta a uno studio legale (Mameli-Norfo) di Cagliari. “Sapevo che aveva affrontato con successo – racconta – un caso di un collega nel nord Italia”.

Ed è arrivato il primo risultato: la sentenza del Consiglio di Stato che accoglie l’istanza cautelare e sospende esecutività del provvedimento del Tar. Sul merito si deciderà il 21 giugno, paradossalmente quando in aula non si potrà più entrare. “Ora – spiega ancora all’ANSA – grazie alla sentenza cercherò di rientrare almeno nella graduatoria”. Ma per ritornare al suo posto di lavoro ci sarà ancora da sudare. “No – riassume – non ce l’ho con nessuno. Ma, francamente, non capisco perché sia successo tutto questo”.