Un punto d’oro perché di solito con le squadre di fascia medio alta il Cagliari le prende. Due punti persi perché ieri sembrava proprio fatta. Il gol di Immobile, bello, fortunoso e all’ultimo respiro, deve però insegnare qualcosa: rossoblù troppo timidi e schiacciati dietro negli assalti della Lazio. E poco pericolosi nelle ripartenze con i palloni persi troppo presto e riconsegnati agli avversari.
Ora serve un cambio di passo perché dietro tutte le avversarie corrono. E domenica a Benevento la prudenza, con il Cagliari solo due lunghezze sopra le terzultime, forse è meglio che non entri nemmeno in campo. Il segnale l’ha dato anche il presidente Tommaso Giulini presentandosi nella sala stampa alla fine di Cagliari Lazio con Joao Pedro. Concetto molto chiaro: Cagliari estraneo e vicenda doping chiusa per la società, massima concentrazione sulla gara con il Benevento. Inutile fare giri di parole: un punto non basta, ne servono tre.
Anche perché il Cagliari non vince da più di un mese: l’ultimo successo risale allo scorso 4 febbraio in casa con la Spal. Poi solo due punti in quattro partite. La Spal (ma ha giocato una partita in più) dopo quella gara di punti invece ne ha fatti sette. Il Verona ha conquistato, in quattro gare, ben sei punti. Il Crotone, che nell’ultimo mese ha perso anche con Benevento e Spal, nell’ultimo mese ha comunque raggranellato un bottino di quattro punti, il doppio del Cagliari. Il Sassuolo invece tiene il ritmo dei rossoblu: due punti in quattro partite.
Il Chievo va poco poco meglio: tre punti in quattro gara, conquistati con la vittoria sul Cagliari. Dalla gara con la Lazio sono arrivati segnali positivi: bene soprattutto i giovani Barella e Han, ma anche Padoin ha disputato un partitone. Barella convincente anche nel ruolo di leader: è stato lui a volersi assumere la responsabilità di tirare il rigore (il Cagliari non segnava dal dischetto da ottobre) e ieri ha funzionato bene anche come regista. Diverso da Cigarini, ma alcune giocate sono state da vero playmaker.