Novantacinque matrimoni dichiarati nulli nel 2017 dal Tribunale ecclesiastico interdiocesano sardo, qualcuno in più rispetto al 2016. Più della metà per difetto nella discrezione di giudizio. Uno dei coniugi, insomma, al momento della contrazione del vincolo non aveva capito bene cosa stava facendo. Non una marcia indietro campata per aria naturalmente: il matrimonio diventa nullo quando questa mancanza di comprensione o incapacità di giudizio siano dimostrabili. Spesso attraverso testimoni.
Le cause introdotte nell’anno passato sono state 133. Sono i dati illustrati oggi nel corso della cerimonia inaugurale del nuovo anno giudiziario. Per quanto riguarda sentenze e nullità situazione stabile rispetto al 2016: i casi sono in leggerissimo aumento. Cresce, invece, la velocità delle decisioni: il numero delle cause pendenti nel 2018 è di circa la metà rispetto al 2010. Le cause più brevi del 2017 si sono risolte nel giro di tre mesi e mezzo. L’attore di una causa introdotta a fine maggio 2017, ad esempio, trattata con rito ordinario e sentenziato i primi di ottobre, si è potuto sposare ai primi di dicembre.
Confrontando i capi di nullità esaminati nelle cause decise nell’anno appena trascorso con quelli delle cause introdotte nello stesso anno, emerge l’elevato numero di cause riguardanti l’incapacità di esprimere un valido consenso: 70%. In forte controtendenza, invece, la percentuale delle simulazioni, scese al 22%. I capi di nullità che sono risultati più favorevoli in quanto processualmente più facilmente dimostrabili rimangono il difetto di discrezione di giudizio (oltre l’88% di esito affermativo) e l’esclusione della prole (80%) dell’indissolubilità (79%). Come ha ricordato l’arcivescovo di Cagliari Arrigo Miglio introducendo la cerimonia, il tribunale sardo non appella più al tribunale di appello del vicariato di Roma, ma a quello metropolitano di Cagliari. Questo consentirà di ridurre ulteriormente i tempi delle cause che devono passare al vaglio dei giudici di secondo grado.