Esulta il Movimento Cinquestelle che si conferma primo partito dell’Isola con il 42$ dei consensi. Il coordinatore della campagna elettorale sarda e sindaco di Assemini Mario Puddu se l’aspettava. “C’era qualche dubbio sui collegi uninominali, ma abbiamo vinto in nove su nove – spiega – meglio di così davvero non si poteva fare”. Anche se, ha sottolineato, “le soddisfazioni vere arrivano quando si mettono in pratica i programmi”.
Esulta anche il Psd’Az, che grazie al patto stretto con la Lega riconquista il Parlamento dopo 22 anni di assenza. “Tolto il M5s, l’unico progetto politico che cresce e guadagna fiducia tra i cittadini sardi è la Lega-Psd’Az, all’interno del quadro del centrodestra – commenta il segretario nazionale Christian Solinas – È stato premiato un accordo chiaro basato su punti programmatici concreti nell’interesse della Sardegna e riconosciuta l’affinità sotto l’egida del federalismo. Quindi non si trattava di un’alleanza innaturale”.
Non ride Forza Italia, che perde ancora qualche punto, ma regge all’urto soprattutto nelle roccaforti della Gallura e a Cagliari e non si fa sorpassare da Salvini in Sardegna. “Nell’Isola Fi è superiore alla media nazionale e si conferma il primo partito della coalizione, perché non abbiamo subito il sorpasso della Lega che c’è stato da altre parti – osserva il coordinatore regionale e neo deputato Ugo Cappellacci – abbiamo un valore che è di qualche punto inferiore rispetto alle politiche precedenti ma, dato il mutato contesto e in attesa di un’analisi più approfondita sui collegi, sono soddisfatto”.
Si leccano le ferite, invece, il Pd e tutto il centrosinistra che governa la Regione. I dem scendono tra il 14 ed il 15% e perdono nove parlamentari. “Una sconfitta pesante, ma ci sono delle regioni del centro sud dove è andata molto peggio – commenta il segretario regionale del Pd, il senatore Giuseppe Luigi Cucca – Una sconfitta al di là delle aspettative frutto anche di un malessere generale che si avvertiva e che ha sposato il vento dell’antipolitica”.
PUDDU (M5S), MEGLIO NON POTEVA ANDARE – “Era ciò che ci aspettavamo, non siamo sorpresi”. Lo dichiara all’ANSA il responsabile della campagna elettorale del M5s in Sardegna, Mario Puddu, commentando il 42% ottenuto dal movimento nell’Isola. “C’era qualche dubbio sui collegi uninominali, ma abbiamo vinto in nove su nove – spiega – meglio di così davvero non si poteva fare”. Anche se, ha sottolineato, “le soddisfazioni vere arrivano quando si mettono in pratica i programmi”. Per il sindaco di Assemini, dunque, “la propensione dei sardi verso il Movimento 5 stelle non solo si conferma, siamo saliti di dieci punti”. Vista la debacle del Pd nell’Isola, la Giunta Pigliaru dovrebbe trarre le conseguenze? “Non mi va di infierire sull’avversario in difficoltà – risponde Puddu – ma certo dovranno chiedersi cosa c’è all’origine di questa bocciatura da parte degli elettori”.
URAS (CP), RISULTATO NEGATIVO SENZA ATTENUANTI – “Un risultato negativo senza attenuanti”. E’ il commento del senatore uscente del Campo progressista Luciano Uras, sconfitto nel collegio uninominale per la Camera di Cagliari. “Chi governa il Paese, la Regione e le città più importanti della Sardegna non può registrare un risultato elettorale così pesantemente negativo senza porsi il problema dell’efficacia dei propri programmi e della propria azione amministrativa”, spiega. Uras ha totalizzato il 19,1% dei voti piazzandosi dietro Andrea Mura (M5s) e Ugo Cappellacci (centrodestra).
“Ha pesato la divisione delle forze democratiche e del progresso, lo scontro di ceto politico interno al Centrosinistra e in modo particolare nel Pd”, argomenta l’esponente di Cp. Ma, sottolinea, “l’elemento più preoccupante è quello culturale: pare si affermi un pensiero veramente inquietante, quello che sia legittima la discriminazione razziale, di genere e sociale”. Per il futuro: “Non serve piangersi addosso o scaricarsi vicendevolmente le colpe, serve recuperare la fiducia di chi in questi anni – ascoltando chi alimenta razzismo e qualunquismo – ha affidato la propria delusione a chi ha fatto della rabbia la propria bandiera”. “Lavoreremo – promette – per il nostro progetto che è quello dei valori più nobili della giustizia sociale e della democrazia, e Campo Progressista Sardegna è disponibile, da domani, a ogni discussione in questa direzione”.
CUCCA (PD), SCONFITTA FIGLIA DEL MALESSERE – “La sconfitta del Pd in Sardegna è pesante, ma ci sono delle regioni del centro sud dove è andata molto peggio”. Così all’ANSA il segretario regionale del Pd, il senatore Giuseppe Luigi Cucca. “Una sconfitta al di là delle aspettative – sottolinea – frutto anche di un malessere generale che si avvertiva e che ha sposato il vento dell’antipolitica”. “In questo mese di campagna elettorale – spiega Cucca – io sono andato ovunque, in tutte le parti dell’Isola e il malcontento si avvertiva tutto”.
Tuttavia, “chi può negare che la situazione del Paese ma anche della Sardegna non sia migliorata sotto tutti i profili rispetto a inizio legislatura?. Ma questo ma non è bastato a fermare il voto di protesta”. Perché? “Probabilmente – risponde il segretario dem – non siamo riusciti a ‘vendere’ al meglio le cose fatte”. E conclude: “Ringrazio chi ha partecipato alla competizione del Pd sardo, e mi spiace anche perché noi avevamo candidato persone competenti e di esperienza, non mi pare che altre forze politiche abbiano fatto la stessa cosa”.
GANAU (PD), RIFLETTIAMO SU SONORA SCONFITTA – “Abbiamo perso, il centro sinistra ha perso. Dobbiamo riflettere a lungo su questa sonora sconfitta, sulle ragioni che hanno portato il Pd a non rappresentare più la maggioranza degli elettori”. Così su facebook il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, arrivato terzo nel collegio uninominale nord per il Senato e quindi escluso dal Parlamento. “M5s diventa la prima forza politica nella quale i sardi evidentemente si riconoscono – osserva – rimango convinto, tuttavia, che il Partito Democratico sia l’unica forza in grado di governare questo Paese”. “Mai come questa volta ho percepito di far parte di una comunità oggi sconfitta ma ancora alla guida di questa Regione e di diverse città dell’isola – conclude Ganau – e da qui bisogna ripartire, dal lavoro comune verso un unico obiettivo nella consapevolezza che dalle sconfitte bisogna sempre trarre insegnamenti utili per riprendere a combattere e vincere”.
CAPPELLACCI (FI), LEGA? NESSUN SORPASSO NELL’ISOLA – Forza Italia ha perso qualcosa in tutto il Paese, ma in Sardegna, seppure in linea con il calo nazionale, regge soprattutto nelle roccaforti della Gallura e a Cagliari. Per questo motivo il coordinatore regionale Fi e neo deputato Ugo Cappellacci si ritiene soddisfatto. “E’ evidente che, nel momento in cui abbiamo un leader che si batte come un leone e che, per artifici giuridici, non ha l’agibilità politica della candidatura, questo era il minimo che potesse accadere – spiega all’ANSA – nell’Isola Fi è superiore alla media nazionale e si conferma il primo partito della coalizione, perché non abbiamo subito il sorpasso della lega (in Sardegna alleata con il Psd’Az, ndr) che c’è stato da altre parti: abbiamo un valore che è di qualche punto inferiore rispetto alle politiche precedenti ma, dato il mutato contesto e in attesa di un’analisi più approfondita sui collegi, sono soddisfatto”.
Piuttosto, secondo Cappellacci, “l’unico che deve leccarsi le ferite è il Pd. Che ha subito uno tsunami vero e proprio e una debacle totale. Se fossero responsabili dovrebbero immediatamente dimettersi dalla guida della Regione – attacca il neo deputato – questo è il secondo avviso di sfratto e sono arrivati ai minimi storici in Sardegna. E’ evidente che tutto questo accade per un governo politico nazionale pessimo e uno regionale ancora peggio”. Ma dove è finito quell’elettorato fuggito dal Pd? Per l’ex governatore si è riversato nel Movimento Cinquestelle.
“E’ evidente che si tratta di un voto di protesta che ha trovato sfogo naturale nei Cinquestelle ed è andato ad unirsi ad una base che già esiste che è comunque sempre di protesta – sostiene – Io non sono ancora riuscito a capire, soprattutto qui nell’Isola, quale sia la proposta. Semmai sono molto preoccupato per un brutta deriva che prende piede nel Paese e che è fatta di odio, di livore, di calunnia e denigrazione”. In tutto questo però mancano i centristi, alleati storici degli azzurri: “non esiste più il centro perché le politiche del centrosinistra di questi anni hanno spostato gli elettori di questa parte su posizioni più rigide ed estreme come una reazione ad una situazione ormai insostenibile in tema di sicurezza e migranti, per primis”.
SOLINAS (PSD’AZ), CON SALVINI TORNIAMO A ROMA DOPO 22 ANNI – La bandiera dei Quattro Mori sventolerà di nuovo in Parlamento, dove era assente dal 1996. Ora, dopo 22 anni, i Sardisti ritornano a Roma grazie all’accordo con la Lega di Matteo Salvini, conquistando due seggi. Uno è quello del segretario nazionale del partito Sardo d’Azione Christian Solinas, il secondo è Guido De Martini, oculista di Cagliari. I due partiti sfondano la soglia del 10%, un vero boom: nel 2013 la Lega aveva ottenuto solo lo 0,15% e il Psd’Az poco oltre il 2. “Tolto il M5s, l’unico progetto politico che cresce e guadagna fiducia tra i cittadini sardi è la Lega-Psd’Az, all’interno del quadro del centrodestra – commenta all’ANSA Solinas – È stato premiato un accordo chiaro basato su punti programmatici concreti nell’interesse della Sardegna e riconosciuta l’affinità sotto l’egida del federalismo. Quindi non si trattava di un’alleanza innaturale”.
A Roma il leader Sardista porterà le istanze dell’Isola, “che vanno – spiega – dalla riforma dello Statuto alla tutela linguistica, dalla zona franca alla continuità territoriale fino alla rivisitazione profonda della riforma sanitaria e della rete ospedaliera”. Un accordo con la Lega su basi programmatiche che guarda già alle regionali – stavolta con il simbolo dei Quattro Mori – “per costruire una solida base, riconquistare la Regione e riprenderci le grandi città delle Sardegna”. Voltandosi indietro verso le polemiche suscitate all’interno del Psad’Az per il patto con Salvini, Solinas non ha dubbi: “la risposta migliore – dice – l’hanno data i sardi. Hanno premiato la scelta fatta dalla segreteria e dal consiglio nazionale con un consenso che non si vedeva da tanto”. E sul polo indipendentista il leader sardista taglia corto: “il risultato è inferiore alla somma delle delle singole sigle”.