Il termine ‘stress’, già da qualche tempo, è entrato a far parte del linguaggio corrente: ognuno di noi l’ha utilizzato almeno una volta nella vita per descrivere una situazione di disagio, di tensione, di forte preoccupazione o di ansia. Ma come mai evochiamo questo status mentale così spesso? Lo stress ormai si è aggiudicato il titolo di ‘malattia del XXI secolo’. L’uso che se ne fa è indubbiamente molto generico, spesso improprio, infatti Hans Selye (1936), uno dei più grandi studiosi di questa sindrome, lo ha definito come una “condizione aspecifica in cui si trova l’organismo quando deve adattarsi alle esigenze imposte dall’ambiente”, ossia la reazione che ognuno di noi ha di fronte a diverse richieste, difficoltà o prove. Di per sé quindi lo stress non è negativo, il problema sopraggiunge quando vengono superati i limiti di questo fisiologico adattamento ai mutamenti naturali dell’ambiente circostante, ed è qui che entra in gioco quello che chiamiamo ‘distress’, ossia lo ‘stress negativo’. Esso infatti sta minacciando, in un crescendo inarrestabile, la salute e la qualità della vita dell’uomo in tutto il mondo industrializzato. Le conseguenze sono innumerevoli e vanno da semplici disagi a patologie gravi, psichiche e/o fisiche.
Ma come siamo arrivati a questa condizione così lesiva per la nostra salute? E’ presto detto: tutto ciò è la diretta conseguenza dell’avvento del consumismo e di tutto quello che esso comporta, in termini di tempo, denaro e apettative. “L’animale motorio uomo”, col passare degli anni, ha subito sempre più l’influenza della ‘mente consapevole’, considerata erroneamente superiore. Essa in realtà spesso ha generato in noi, tramite preconcetti, pregiudizi, convinzioni limitanti, condizionamenti ecc., circoli mentali viziosi in grado di comportare, a lungo o breve termine, malesseri fisici oltre che psichici. L’educazione mentale perciò risulta essere fondamentale per il recupero del nostro benessere: ed è qui che entra in gioco la meditazione. L’obiettivo della meditazione infatti è quello di imparare a controllare la mente e di fermare il chiacchiericcio mentale costante. Come Patanjali scrisse negli Yoga Sutra, “lo yoga è la cessazione dei movimenti della mente (Yoga Sutra 1: 2)”.
Quando capiamo cos’è la mente, dove si trova e come funziona, allora possiamo tentare di controllarla, non solo nella nostra attività di meditazione, ma anche nella vita quotidiana, ed è proprio questo il risultato finale al quale dobbiamo ambire. Alcune persone pensano di essere la loro mente, di essere ciò che pensano, mentre la mente è semplicemente un flusso continuo di pensieri quasi totalmente fuori dal controllo della nostra parte razionale e cosciente.
Imparare a meditare è fondamentale per poter riuscire a vivere in questo mondo accelerato ed egoista mantenendo il nostro equilibrio mentale; serve solo energia, regolarità e soprattutto un minimo di tempo. Chiunque desideri accostarsi a questa pratica, infatti, deve necessariamente ritagliare uno spazio, nell’arco della giornata, da dedicare a se stesso. Circa 10 minuti al giorno, ogni giorno, basteranno per ripristinare il nostro benessere interiore. Ma vediamo come iniziare a praticare la meditazione.
Primo step: trovate un luogo tranquillo, lontano da rumori e distrazioni: questo è un punto fondamentale. Essendo ancora dei principianti, vi potrà aiutare l’ascolto, durante l’attività, di musiche rilassanti atte allo scopo.
State comodi, trovate una posizione che non vi crei disagi o dolori, ma evitate di stare sdraiati, perchè potreste correre il rischio di addormentarvi. La posizione ideale, per chi ne fosse fisicamente in grado, è quella classica a gambe incrociate, con le mani sulla ginocchia e il palmo rivolto verso il basso, schiena e testa dritti come se ci fosse un filo che tira verso l’alto il busto.
Secondo step: respirazione. La respirazione è fondamentale nella gestione delle emozioni e, di conseguenza, per il raggiungimento di quello stato di rilassatezza necessaria nella pratica meditativa. Dovrete cercare di eseguirla con il diaframma, lasciandola arrivare fino al pavimento pelvico.
La respirazione infatti rappresenta la ‘prima medicina’ di cui ognuno dispone, ma della quale ben raramente ci si ricorda. Imparare a respirare bene equivale a tornare a disporre delle nostre migliori facoltà, non solo apportando una migliore ossigenazione al cervello, ma anche distendendo i nervi e allentando gli stati d’ansia che, come una morsa, ci dissociano rispetto alle potenzialità di cui disponiamo. In che modo? ‘Il soffio agisce sul cuore’, il respiro cioè costituisce l’unica porta di accesso volontaria per agire su di una funzione involontaria, come quella cardiaca. Come ogni moto del cuore infatti influenza il respiro, vale anche la formula inversa, cioè utilizzare quest’ultimo per controllare emozioni inopportune.
Terzo step: siate concentrati. La meditazione allena la concentrazione, ma necessita anch’essa di concentrazione. Col tempo vedrete che riuscirete a meditare per più tempo e a rimanere molto più concentrati sia durante la pratica che durante la giornata. Per iniziare focalizzate un’immagine nella vostra mente (una candela accesa o una nuvola), una parola o un suono ripetitivo (il classico ‘om’ va più che bene), questo vi aiuterà a rimanere focalizzati sull’allenamento mentale che state eseguendo.
Non ragionate, i maestri consigliano sempre di lasciare i pensieri liberi di entrare e uscire da voi, senza pensarci o rimuginarci sopra.
Non demoralizzatevi, distrarsi durante i primi tentativi è una cosa normalissima, non abbiate paura, riuscirete meglio nei giorni seguenti.
Ultima regola, piuttosto scontata, è: niente telefono, campanelli, persone che vi chiamano. Voi non esistete per il mondo in quei minuti, lo spazio temporale che vi siete riragliati è il vostro rifugio protetto. L’orario non è influente, ma è fondamentale che con il passare del tempo diventi una vostra necessità, come lavarsi i denti o vestirsi.