Da giorni sui quotidiani del pianeta e sulle televisioni principali si parla di attacchi “forsennati” da parte del “regime” siriano contro la popolazione civile nella regione di Ghuta orientale, vicino a Damasco, controllata da “gruppi ribelli”.
Il tutto viene raccontato nei minimi particolari dall’Osservatorio siriano per i diritti umani (Ondus), un organismo già abbondantemente smascherato che ha sede a Londra e che da sempre supporta i “ribelli” che si oppongono ad Assad.
Nella enclave della Ghuta orientale, in mano a gruppi “ribelli” controllati a vario titolo da Arabia Saudita, Qatar e Turchia, vivono circa 400.000 civili, che necessitano di cibo, acqua e medicine, questo ciò che si legge nelle agenzie di stampa, ma basta soffermarsi sui paesi che sostengono questi gruppi per capire che si tratta di Isis o Daesh, nulla di diverso.
Le milizie di cui si parla sono i gruppi di “Jaysh al-Islam”, che nel corso della guerra civile siriana si sono progressivamente staccate dall’Esercito siriano libero, costituendo di fatto lo stato islamico. Ma sulla stessa area geografica si è radicata un’altra presenza inquietante, il gruppo “Tahrir al-Sham” o come viene più facile chiamarli Al-Nusra e quindi Al-Qaeda.
Insomma una delle roccaforti della presenza islamica wahabita, ma che per la stampa occidentale sono le zone dove vivono i cittadini ribelli, ma da dove quasi quotidianamente vengono lanciati colpi di mortaio che provocano decine di morti, questa volta si di civili inermi.
Ma la domanda rimane attuale, perché tanta disinformazione da parte dei media?
Fake news in Siria, finalmente anche La Repubblica se ne accorge