Almeno 50mila anni fa anche in Sardegna c’erano i mammut, ma invece dei giganti con le zanne, i precursori degli elefanti erano “nani”: un metro e mezzo di altezza, poco meno di un’uomo.

Pesavano circa otto quintali ma con il loro nanismo rientrano tra le specie di giganti in miniatura diffusi in altre zone insulari del Mediterraneo. La scoperta dei Mammuthus lamarmorai – termine scientifico per i mammut sardi – è stata fatta vicino ad Alghero con il ritrovamento di un frammento di osso risalente al tardo Pleistocene. La notizia è contenuta nell’ultimo numero di National Geographic Italia, a cura del giornalista Simone Repetto, in una pubblicazione sulla rivista “Comptes Rendus Palevol” curata da Maria Rita Palombo, Marco Zedda e Rita Teresa Melis ed è stata rilanciata dal quotidiano La Nuova Sardegna. “L’aspetto più interessante per il mondo scientifico – si legge – è come i mammut possano essere giunti in Sardegna e vi siano rimasti per un certo periodo, adattandosi al nuovo ambiente e riducendo le proprie dimensioni, in base al fenomeno evolutivo del cosiddetto “nanismo insulare”, osservato in tante isole e specie diverse a livello mondiale”.

“Il progenitore continentale degli elefanti sardi – spiega Maria Rita Palombo, paleontologa dell’Università La Sapienza di Roma e dell’istituto Igag del Cnr, nello stralcio pubblicato dalla Nuova – era il cosiddetto mammut di steppa (Mammuthus trogontherii), alto circa 3,9 metri al garrese, con un peso di 9 tonnellate che, presumibilmente, raggiunse l’isola durante una fase glaciale, quando l’abbassamento del livello marino determinò una riduzione della distanza tra le coste insulari e dell’Italia continentale”.