“Noi siamo quelli che restituiamo lo stipendio”: era la bandiera del Movimento 5 Stelle ma ora, dopo lo scandalo sui rimborsi sollevato da un’inchiesta delle Iene, è diventato un boomerang. “Rimborsopoli? Mele marce”. Così li ha definiti Luigi Di Maio, nell’imbarazzo generale dei giorni scorsi.
Cosa è successo. Dal conto dove i parlamentari del Movimento 5 Stelle versano una parte del loro stipendio mancherebbero fino a 1,4 milioni di euro rispetto a quanto dichiarato ufficialmente. Il denaro mancante sembrerebbe rimasto ad alcuni parlamentari del Movimento che, secondo la ricostruzione seguita in linea di massima dai giornali nazionali, dopo aver effettuato il bonifico in modo da ottenere una ricevuta da mostrare sul sito del Movimento, lo avrebbero cancellato nelle 24 ore successive, tornando così in possesso del loro denaro. L’altra parte, invece, potrebbe essere dovuta a una serie di “errori di contabilizzazione” che sono stati ammessi dal Movimento.
Anche Emanuela Corda, storica deputata sarda del Movimento 5 Stelle eletta in Sardegna (e ricandidata alle politiche 2018) potrebbe essere nell’occhio del ciclone. Sul sito di tirendiconto.it non sono visibili i suoi rimborsi per il mese di novembre e dicembre: “Rendicontazione del mese selezionato in elaborazione”. Scritta identica anche per Barbara Lezzi, la senatrice M5s di cui la trasmissione Le Iene ha messo in dubbio la correttezza nelle rendicontazioni. Diverso il caso di Andrea Vallascas, i cui rimborsi sono perfettamente visibili fino a dicembre 2017.
Rimborsi M5S, Corda smentisce: “Io conti in regola, verificati e certificati”