Patrizia Cocco, la donna malata di Sla che ha deciso per la rinuncia alla ventilazione meccanica e per l’inizio della sedazione palliativa profonda, la prima in Italia dopo l’entrata in vigore della legge sul biotestamento, nello scorso mese di giugno si era rivolta all’Associazione Luca Coscioni “per richiedere informazioni, nello specifico caso a Marco Cappato, circa il percorso da affrontare per giungere al diritto di porre fine alla propria esistenza e a una vita che, dopo anni di malattie, non riteneva più degna di essere vissuta”. A spiegarlo in una nota è l’Associazione stessa.

“Le fu indicata la possibilità di seguire il percorso già solcato, attraverso una lunga battaglia nei tribunali, da Walter Piludu, quando la legge riconobbe come un dovere per il medico quello di adempiere le volontà del paziente, se intenzionato a rifiutare l’accanimento terapeutico – aggiunge l’Associazione -. Patrizia scriveva tramite un “comunicatore” oculare. Si definiva come una persona che non viveva più, in quanto attaccata alle macchine ogni giorno, e riferiva di vivere un incubo, di non essere in grado di muovere muscoli. Voleva solo smettere di soffrire. Ma non poteva permettersi la Svizzera”.

Dopo essersi confrontata con i componenti della famiglia, Patrizia aveva nominato un notaio come amministratore di sostegno. “Si tratta del primo caso reso noto dopo l’entrata in vigore del Biotestamento relativo all’applicazione del consenso informato e l’interruzione delle terapie – dichiara Filomena Gallo, segretario Associazione Luca Coscioni -. La differenza col passato è che grazie al testamento biologico, non è ora più necessario affrontare lunghe battaglie nei tribunali per vedere rispettato il diritto fondamentale di decidere l’interruzione di terapie. Continueremo a vigilare affinché la legge venga rispettata e a monitorare la situazione nei comuni italiani in merito all’effettiva possibilità di rilascio delle Dat (Dichiarazioni anticipate di trattamento)”.