La Corte europea dei diritti umani legittima e difende l'uso di simboli religiosi nelle pubblicità, e condanna la Lituania per aver multato un'azienda che si è servita di Gesù e Maria su poster e internet per vendere vestiti. Secondo i giudici la multa inflitta per aver "offeso la morale pubblica" ha violato il diritto alla libertà d'espressione dell'azienda. ANSA/9GAG.COM +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++

La Corte europea dei diritti umani legittima e difende l’uso di simboli religiosi nelle pubblicità, e condanna la Lituania per aver multato un’azienda che si è servita di Gesù e Maria su poster e internet per vendere vestiti. Secondo i giudici la multa inflitta per aver “offeso la morale pubblica” ha violato il diritto alla libertà d’espressione dell’azienda. Una decisione che non trova d’accordo padre Francesco Occhetta: “La pronuncia ha tradito il principio di laicità che si fonda sul rispetto della libertà religiosa”, dice il gesuita, scrittore della “Civiltà Cattolica”. Se si tutela “il diritto di espressione si dovrebbe tutelare anche il diritto a non vedere umiliato il proprio sentimento religioso. Non si può elevare un principio per distruggerne un altro”, sottolinea. “Più che corte per i diritti umani dovrebbe chiamarsi corte islamica. Non si scherza su alcun simbolo e figura religiosa”, ha commentato il leader della Lega Matteo Salvini.