Botta è risposta a distanza tra Roberto Murru, Direttore generale Ctm, e i sindacati Rsa Autoferro TPL e FTS/CSS e le rispettive Rsa (a cui hanno aderito la RSA FAISA e la RSA ex RdB) dopo lo sciopero dei lavoratori di ben 24 ore.
“Questo sciopero è stato proclamato da un sindacato che, pur non essendo firmatario di alcun accordo, da tempo sta cercando di farsi riconoscere le prerogative riservate ai sindacati firmatari di contratto nazionale e aziendale”. Così Roberto Murru, che a suo dire allo sciopero hanno partecipato soltanto il 50% dei lavoratori. Un dato che, secondo il Direttore generale, “conforta, perché vuol dire che nei nostri lavoratori aumenta la consapevolezza dell’importanza di impegnarsi insieme per obiettivi comuni”.
“A noi risulta che sono rimasti in servizio solamente il 10% circa dei bus” è la replica arrivata nella notte da parte del sindacato, che ha affermato: “Le dichiarazioni apparse sulla stampa del direttore Murru, dove non solo sminuisce l’adesione dello sciopero, sono fuorvianti e tendenziose e non alleggeriscono il clima conflittuale all’interno del Ctm”.
“Il sindacato – si legge ancora nella nota di Murru – si rifiuta di applicare un protocollo che pure ha sottoscritto al livello nazionale, e cerca di costringere l’azienda a riconoscerle uno status che non le spetta utilizzando come strumento di pressione i disagi causati ai cittadini con gli scioperi che periodicamente insiste a proclamare”. La replica dei sindacati è a tono: “Il Direttore generale non può affermare una cosa del genere, sa benissimo che l’unico strumento di pressione a cui fa riferimento è quello Costituzionalmente garantito ai Lavoratori e si chiama Sciopero. La Corte Costituzionale ha sancito che la rappresentatività del sindacato non deriva da un riconoscimento del datore di lavoro espresso in forma pattizia, bensì dalla «capacità del sindacato di imporsi al datore di lavoro come controparte contrattuale”.