Racconti di vite straordinarie e tutte le vite hanno qualcosa di straordinario, con queste parola Enrico Ruggeri, musicista ma anche opinionista ha raccontato ieri su Radio 24 la storia di uno delle figure più nascoste della storiografia italiana.
Romagnolo e socialista come l’amico Benito Mussolini, fervente leninista e fondatore del Partito Comunista d’Italia, poi mussoliniano durante la Repubblica Sociale Italaina, rivoluzionario fino all’ultimo istante della sua vita, Nicola Bombacci è una delle figure politiche e umane più controverse della storia d’Italia del primo Novecento, da alcuni considerato un traditore degli ideali comunisti, da altri un convertito al fascismo per comodo, da pochissimi quello che in realtà probabilmente era, un uomo libero e privo di preconcetti.
Capace di compiere un itinerario unico, dal Comunismo al Fascismo, sempre al motto di “Viva il Socialismo!”, è stato un dissidente privo di qualsiasi gabbia mentale o pregiudizio, la cui strada politica parte con l’amico di gioventù, il futuro Duce, per poi dividersi da lui durante i primi anni della salita al potere del Fascismo ed infine ricongiungersi con lui durante i diciannove mesi della Repubblica Sociale Italiana, fino ad essere al suo fianco nell’atto finale, il più duro, il più cruento, una delle pagine più sanguinose della nostra vicenda storico-politica: l’uccisione di Mussolini e dei suoi più fidi sostenitori.
Il suo cadavere, appeso a Piazzale Loreto a testa in giù il 29 aprile del 1945 assieme al Duce e a Claretta Petacci, a Pavolini e Starace è la testimonianza di una scelta di vita fuori dagli schemi, portata avanti nonostante tutto, fino alle più estreme conseguenze.