“La Sardegna non sembra voler venire meno al ruolo di ‘discarica sociale detentiva’. La conferma è nelle statistiche ministeriali: in un anno le carceri sarde hanno registrato un incremento di persone private della libertà, in particolare di detenuti stranieri, prevalentemente extracomunitari. Il 31 dicembre 2016 erano complessivamente 532, nell’anno appena concluso sono risultati 813”.
Lo denuncia Maria Grazia Caligaris, presidente di Socialismo Diritti Riforme, dopo aver messo a confronto i dati raccolti dall’Ufficio Statistiche del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria diffusi dal Ministero della Giustizia. “I ristretti nei 10 Istituti dell’isola – osserva – sono 2.380 ma erano un anno fa 2.137. Sono quindi aumentati di 243 unità. Il saldo negativo ha però riguardato i cittadini stranieri privati della libertà. È anche interessante notare che i detenuti per regione di nascita, vale a dire i sardi nelle strutture penitenziarie, sono 1.150.
Il che conferma l’inutilità per l’isola di 2.706 posti di carcerazione e dell’uso degli spazi locali ‘scaricare ‘ in Sardegna problematiche di altra origine”. Nell’arco di un anno a crescere sono stati soprattutto gli stranieri a Bancali, passati da 134 a 181, battendo in numeri assoluti la presenza di stranieri nella Colonia penale di Mamone-Lodè (172).
“La crescita costante di detenuti, e in particolare di quelli stranieri – conclude la presidente di SDR – pone degli interrogativi e impegna le istituzioni locali su diversi fronti. Innanzitutto sanitari e culturali. Nel frattempo, infatti, non sono aumentati gi operatori penitenziari (agenti della Polizia Penitenziaria, educatori, mediatori culturali nonché i sanitari) con la conseguenza di episodi preoccupanti quali aggressioni e atti di autolesionismo”.