Un gol su rigore che in pratica significò scudetto nel 1970. Ma per Gigi Riva, che per fare tutto usava solo il sinistro, il ricordo più forte dei suoi Cagliari-Juventus è un gol di destro che decise una sfida all’Amsicora nel ’64-’65. Lo ha detto all’ANSA Rombo di Tuono alla vigilia della sfida alla Sardegna Arena tra rossoblù e bianconeri.
“Fu il mio primo gol con quel piede in serie A – racconta – poi ne vennero altri. Fu in qualche modo emblematico. Pensavo: se segno io di destro alla Juve allora può succedere davvero di tutto”. Profetico: cinque anni dopo arrivò il primo e unico scudetto del Cagliari. Deciso, praticamente anche se non matematicamente, da un rigore alla Juve. Che il portiere Anzolin stava per parare.
“Non ero preoccupato – scherza Riva ricordando quell’episodio – sono sicuro che se lo avessi sbagliato, Lo Bello me lo avrebbe fatto tirare di nuovo”. Come era successo poco prima quando l’arbitro ordinò il bis al penalty tirato da Haller, ma parato da Albertosi. Il gran rifiuto alla Juve? La leggenda dice che la Vecchia Signora offrì per lui dieci giocatori. “Macché – dice Riva – erano solo quattro. Vero che mi offrì una montagna di soldi”. Ma lui disse di no.
“Non potevo deludere i tifosi e gli amici – racconta – che mi chiedevano di stare in Sardegna per fare grandi cose con il Cagliari. Se sono rimasto è tutto merito loro”. Speranze per domani? “Sì – riflette Riva – il Cagliari ha ripreso forza e morale con la vittoria di Bergamo. Perché non deve sperare?”. Il presente e (forse) il futuro della squadra si chiama Barella, allevato da Riva. O meglio dalla scuola calcio fondata da Riva. “È eccezionale – commenta Rombo di Tuono – forte e intelligente: farà tantissima strada”.