Era stato proclamato consigliere regionale della Sardegna a metà aprile 2016 mentre era ancora in carcere a Sassari perché coinvolto nell’inchiesta su un traffico internazionale di droga in Costa Smeralda: oggi Giovanni Satta, eletto nell’Uds e ora nel gruppo Psd’Az-La Base, è stato rinviato a giudizio per quella vicenda che si trascina dallo scorso anno. L’ex sindaco di Buddusò era entrato in Consiglio per effetto di uno dei tanti ricorsi che, dal Tar alla Cassazione, hanno rivoluzionato più volte la composizione dell’Assemblea sarda in questa legislatura, tanto da parlare di “Aula dalle porte girevoli” e far pensare ad una modifica sostanziale della legge elettorale.
Un’ipotesi auspicata subito in modo trasversale, ma che ancora non si è concretizzata. Così Satta era subentrato al consigliere di Fratelli d’Italia Gianni Lampis, inizialmente indicato dalla Giunta delle elezioni come il sessantesimo componente del Consiglio e che poi, per effetto appunto di una sentenza, era decaduto dall’incarico. Il nuovo ingresso e il giuramento in Aula dell’ex sindaco di Buddusò avevano creato qualche imbarazzo in Consiglio, mentre anche l’ex consigliere Lampis aveva tentato la strada giudiziaria per riprendersi lo scranno , senza però riuscirci. Una situazione ingarbugliata per l’Assemblea sarda, dove il giuramento di Satta, chiamato a Cagliari per l’atto formale di insediamento, era stato rinviato di 24 ore, dopo che i capigruppo non erano riusciti a trovare una posizione univoca.
Quel segnale era stato aspramente criticato dallo stesso Satta: “per nove mesi il Consiglio regionale, che rispetto, mi ha tenuto fuori dall’Aula e ha deciso di sostituirsi ai giudici amministrativi, ma ho vinto questa battaglia – aveva detto – Sbagliano comunque i consiglieri a sostituirsi al giudice penale. Io credo di non essere colpevole e lo dimostrerò nelle sedi competenti”. Alla fine, ad una settimana dalla scarcerazione da Bancali – dove si era trovato in cella con l’attuale vicepresidente del Consiglio regionale Antonello Peru, coinvolto nell’inchiesta sui presunti appalti pilotati, poi scarcerato e ora in attesa della decisione sul rinvio a giudizio – Satta aveva fatto il suo ingresso in Aula in un clima surreale: con il Consiglio in assoluto silenzio, senza il tradizionale applauso dopo il giuramento e poche strette di mano con i colleghi accanto.