“Una cifra irrisoria rispetto ai nostri obiettivi, ma abbiamo ottenuto il riconoscimento del fatto che Stato e Regione si devono sedere attorno a un tavolo e ridefinire tutta la partita finanziaria”.

Così il senatore del Campo progressista, Luciano Uras, che oggi, con il collega del Pd Silvio Lai, ha illustrato gli emendamenti dei parlamentari sardi alla Manovra nazionale in discussione in commissione Bilancio del Senato. Uno di questi prevede, dunque, un contributo da 15 milioni, che scatterà nel 2019, in considerazione del ritardo nello sviluppo economico dovuto all’insularità. Ma la vertenza accantonamenti di milioni ne vale quasi 700.

“C’è una sentenza della Consulta che riconosce alla Sardegna il diritto di riappropriarsi della propria finanza e di ridimensionare l’attuale contributo erogato ogni anno per svariate centinaia di milioni – ha sottolineato l’esponente di Cp – dal 2019 il Governo deve chiudere un accordo con la Regione per poter restituire ai sardi i soldi che gli sono stati tolti”.

Perché dal 2019? “Nel 2017 – ha spiegato Lai – rientra come fase di transizione anche il 2018, perché la legge di bilancio si fa nel 2017. Avevamo un mandato dalla Giunta regionale a sostenere la partita accantonamenti, la Sardegna ha un patto su questo che vale dal 2014 al 2017”. Si tratta dell’accordo Paci-Padoan con cui l’Isola ha rinunciato ai ricorsi. “Abbiamo cercato di capire se fosse possibile da subito ottenere una revisione del patto – ha continuato Lai – e la risposta è stata: si fa a valere per il 2019”.

Tuttavia, “abbiamo chiesto un elemento di base in più, ovvero l’esistenza di un condizionamento maggiore costituito dall’insularità, e di riconoscere subito che il patto andava riscritto anche con un primo segnale di impegno economico”. I 15 mln dell’emendamento Uras. “Un impegno solo simbolico, un primo segno di disponibilità da inserire già nel bilancio di questo triennio”. Sul provvedimento, ha ammesso Lai, “abbiamo riflettuto per 48 ore con Uras, Pigliaru e Paci se accettare i 15 mln, non volevamo che apparisse quello come l’accordo”. Non sarà così: “è solo una condizione da cui partire, un atto politico”, ha chiarito il senatore Pd.