«Dopo aver sottratto al consorzio e agli agricoltori sardi l’esclusiva sul grano Cappelli, la Società italiana sementi rischia di non avere le quote di prodotto per garantire la continuità della filiera. A questo si aggiungono i troppi interrogativi che permangono sulle modalità di assegnazione dell’esclusiva».
È quanto afferma Andrea Vallascas, capogruppo M5s in Commissione Attività produttive della Camera dei Deputati, che ha presentato un’interpellanza al ministro delle Politiche Agricole per chiedere chiarimenti sull’aggiudicazione dell’esclusiva dei diritti di moltiplicazione e commercializzazione del grano “Cappelli” e sui quantitativi di grano da seme a disposizione del nuovo esclusivista, la Sis.
«L’assegnazione dell’esclusiva – spiega Vallascas – ha provocato perplessità e preoccupazione, per le modalità di assegnazione, per le ripercussioni negative sulla filiera e perché, di fatto, si sta compiendo una profonda e grave ingiustizia nei confronti degli ex esclusivisti e del Consorzio sardo Grano Cappelli. Sono stati gli agricoltori sardi a riscoprire questa varietà di grano, oltre vent’anni fa, quando era stato pressoché abbandonato. Dal nulla sono riusciti a rilanciare la coltura e progressivamente a incrementarne le produzioni sino a giungere, quest’anno, a oltre 12mila quintali di grano prodotti».
«A fronte di questa situazione – aggiunge – è necessario verificare quanto sostengono alcune associazioni di categoria sul fatto che il procedimento di assegnazione sarebbe stato improprio, visto che CREA ha puntato su una semplice manifestazione di interesse. Inoltre non sarebbero stati richiesti requisiti particolari né sembra siano state riconosciute priorità ai soggetti con esperienza pluriennale nel settore come accade in tutti i bandi pubblici».
«La situazione – prosegue – rischia di compromettere l’operatività della filiera nazionale con si reggeva soprattutto grazie alle produzioni della Sardegna. Oggi invece si rischia un rallentamento per mancanza di prodotto a causa di una inadeguata disponibilità di grano da seme da parte di Sis: appena 360 quintali del tutto insufficienti se rapportati ai 1.200 prodotti da Selet nel 2016».
«Questo stato di cose, oltre a ripercuotersi negativamente sulla filiera, avrebbe anche delle implicazioni rilevanti sul rispetto di parametri e standard richiesti nella manifestazione d’interesse di CREA, in base ai quali la valorizzazione e la diffusione della varietà dovrebbero attenersi a un programma quinquennale. Nel caso il programma non venisse rispettato, dovrebbe decadere da subito il diritto di esclusiva».
«Al Ministro – conclude Vallascas – viene chiesto di verificare le modalità dell’assegnazione, la disponibilità da parte della Sis di grano da seme e di intervenire per tutelare la filiera nazionale del grano Cappelli, le aziende che vi operano da decenni e i consumatori, anche in considerazione della rilevanza acquisita dalla varietà di grano nelle produzioni alimentari biologiche».