Dopo mesi di attesa e di intense campagne promozionali, per Milano è arrivato il momento della verità: oggi i ministri per gli affari europei dei 27 Paesi Ue (tutti tranne la Gran Bretagna) decideranno in quale città, tra le 19 che si sono candidate, dovrà traslocare l’Ema, l’agenzia europea del farmaco, costretta a lasciare Londra a causa della Brexit. Alla vigilia delle votazioni – che salvo sorprese si svolgeranno a partire dalle 17 a scrutinio segreto – la principale insidia per la candidatura della città della Madonnina è rappresentata da Bratislava, data tra le più favorite fin dal Consiglio europeo dello scorso giugno e tornata il pole position nelle ultime ore grazie anche al supporto che avrebbe acquisito da parte dei Paesi baltici. Ma dalle urne potrebbero uscire altre sorprese, in primis Amsterdam, Copenaghen, Stoccolma. “Dal punto di vista tecnico, pratico, operativo e funzionale Milano ha veramente tutte le carte in regola”, ha ribadito ancora oggi, parlando con l’ANSA, Enzo Moavero Milanesi, consigliere ‘ad hoc’ del presidente del Consiglio per il dossier Ema. “Certamente Milano è una delle città che ha le caratteristiche per essere prescelta”, ha ribadito anche il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani augurandosi che “gli stati europei facciamo una scelta di qualità. Che non ci si alcun baratto sotto banco: “Se sarà fatta una scelta tecnica, Milano ha delle buone possibilità”, ha aggiunto Tajani. Perdere questa occasione in seguito a “scelte dettate da criteri geopolitici invece che di merito”, ha sottolineato infatti Moavero, “sarebbe non solo un grande peccato, ma anche difficile da difendere e spiegare alla maggioranza dei cittadini europei”. Un’analisi, quella di Moavero, che calza perfettamente nell’ipotesi di una vittoria della capitale slovacca. La quale ha dalla sua soprattutto due fattori: non essere sede di alcuna istituzione europea (o di una qualche emanazione) e di appartenere al gruppo dei Paesi dell’Est sul quale la Germania conta per portare a Francoforte l’Eba. Anche l’Autorità bancaria dovrà infatti traslocare da Londra e la scelta della nuova città-sede tra le otto che si sono candidate (oltre a Francoforte, ci sono anche Parigi, Dublino e Lussemburgo) avverrà sempre domani, subito dopo la decisione sull’Ema. Del resto Bratislava non pare particolarmente attrezzata nè dal punto di vista logistico nè da quello scientifico e industriale. Specie se paragonata a Milano, dove la nuova sede da mettere a disposizione dell’Ema è sostanzialmente già pronta. E per sostenere la quale il governo è pronto a mettere sul piatto 40 milioni di euro, inseriti nella legge di bilancio, destinati a pagare le spese di trasloco. C’è poi il ‘rischio personale’, come lo definiscono alcuni addetti ai lavori. Sia l’Ema che l’Eba sono composte da professionisti altamente qualificati. Se l’alternativa a Londra dovesse essere una città considerata troppo ‘periferica’ o con poco ‘appeal’, molti dei funzionari potrebbero decidere di cercare un altro posto di lavoro. Dopo aver sfruttato tutte le occasioni per stringere accordi ed alleanze – ultima il vertice di Goteborg – ora la principale incognita a pesare sulla scelta di domani, a detta di molti, è proprio quella del sistema di voto messo a punto per l’occasione: un sistema che, accusano i critici, ha trasformato la scelta in un vero e proprio “terno all’otto”. Per vincere il quale sarà cruciale superare la prima delle tre votazioni previste, classificandosi tra le prime tre città più votate, per poi andare al ballottaggio.