Tutelare e valorizzare l’architettura in terra cruda in Italia, adottando normative regionali e nazionali in materia. Se ne parlerà all’Assemblea delle Città della terra cruda, in programma a Manoppello (Pescara) sabato 11 novembre con delegazioni di Comuni di Abruzzo, Marche e Sardegna. Per l’occasione il CEDTerra di Casalincontrada (Chieti) presenterà la mostra ‘Le case di terra paesaggio di architetture’ e il calendario ‘Terra cruda 2018’. Nel pomeriggio, tour delle case di terra a Manoppello. L’Associazione internazionale Città della terra cruda nasce a Samassi (attuale provincia del Sud Sardegna) nel 2001.
Fondatori dell’Associazione sono per la Sardegna i Comuni di Samassi, Villamassargia, Serramanna, Ussana, Guasila, Vallermosa, San Sperate, Musei, Samatzai, Serrenti, Segariu, Nuraminis e Selargius, per le Marche Montegranaro e Treia, per l’Abruzzo Casalincontrada e Roccamontepiano. Attualmente aderiscono all’Associazione 40 Comuni in rappresentanza di Sardegna, Abruzzo, Marche, Piemonte e Basilicata, enti territoriali, un ente Parco, professionisti, associazioni e imprese. L’Associazione promuove il recupero delle tradizioni e del patrimonio edilizio, naturalistico, artistico e storico delle comunità, favorisce iniziative economiche che contribuiscano all’evoluzione di sistemi culturali e tipologie produttive in agricoltura.
La Rete tra i Comuni della terra cruda è lo strumento attraverso il quale garantire la partecipazione delle comunità agli obiettivi condivisi, tramite sistemi informativi, osservatori, banche dati e attraverso collaborazione con Università, centri di ricerca ed esperti. Sono inoltre promossi recupero e riuso del patrimonio edilizio abbandonato, per limitare la cementificazione dei suoli agricoli in linea con il documento “Orientamenti in materia di buone pratiche per limitare, mitigare e compensare l’impermeabilizzazione del suolo” della Commissione europea con cui ci si propone che entro il 2020 le politiche dell’UE tengano conto delle loro conseguenze nell’uso dei terreni. Un censimento promosso dalla Regione Abruzzo tra 1996 e 1999 individuò 800 case di terra cruda sul territorio di 40 Comuni. Nelle province di Chieti, Pescara e Teramo si erano diffuse nella prima metà dell’800, a seguito di un notevole frazionamento dell’unità poderale classica che moltiplicò la domanda di case coloniche.
L’esigenza di soddisfare tale domanda al minimo costo possibile portò alla diffusione dell’edificazione con impasto di terra cruda e paglia. Un’indagine Istat del 1934 attestava che le case di terra costituivano il 20% del patrimonio edilizio abruzzese, urbanizzazione e conseguente ‘deruralizzazione’ negli anni ’50 e ’60 innestarono un processo di abbandono e sostituzione dei vecchi manufatti. Oggi le Case di Terra sono episodi isolati nelle campagne abruzzesi, testimoni di una memoria contadina che il centro di documentazione intende conservare, tutelare e valorizzare a fini culturali e turistici.