Barcellona, forte tensione alla manifestazione unionista – VIDEODIRETTA

Un lungo corteo sta sfilando a Barcellona per chiedere l’unità della Spagna dopo il voto sull’indipendenza e la destituzione del presidente della Catalogna, Carles Puigdemont. Secondo gli organizzatori sono circa 1,1 milioni i partecipanti al corteo. Le immagini tv mostrano i manifestanti sfilare per la strada in maniera pacifica con le bandiere spagnole e catalane. “Essere catalani è un orgoglio. Essere spagnoli è un onore”, si legge in uno dei cartelli dei manifestanti. La marcia di oggi fa seguito al corteo degli unionisti ieri a Madrid.

Diversi i numeri secondo la polizia catalana. Sono 300mila i manifestanti che sfilano al corteo degli unionisti a Barcellona contro l’indipendenza della Catalogna, secondo un tweet della polizia urbana. Lo scrive El Pais.

Il presidente destituito della Catalogna, Carles Puigdemont, potrà “teoricamente” partecipare alle elezioni regionali del 21 dicembre, indette da Madrid, “se non si troverà in carcere”. Lo ha detto all’Ap il ministro degli Esteri spagnolo, Alfonso Dastis. Ieri il portavoce del governo Rajoy, Inigo Méndez de Vigo, aveva detto che Puigdemont ha il diritto di continuare a fare politica nonostante la sua destituzione. Domani la procura spagnola potrebbe incriminare Puigdemont per “ribellione” e spiccare mandato d’arresto.

Sempre ieri il governo spagnolo ha formalizzato nella Gazzetta ufficiale la rimozione del presidente della Catalogna, Carles Puigdemont e del Govern, lo scioglimento del Parlament, la convocazione di elezioni il 21 dicembre e il licenziamento in massa di oltre 150 alti funzionari catalani. Il premier spagnolo Mariano Rajoy ha assunto competenze e poteri di Puigdemont, e li ha delegati alla vicepremier Soraya Saenz de Santamaria.

Il presidente destituito della Catalogna, Carles Puigdemont, potrebbe chiedere asilo al Belgio. “Non è stata presentata ancora nessuna domanda, ma le cose evolvono rapidamente. Vedremo”. Lo ha detto il segretario di Stato belga all’Asilo e alla Migrazione, Theo Francken, ripreso dai media belgi. “Quando vediamo la situazione, la repressione da Madrid e le condanne che si rischiano, ci si può domandare se ci sarà un processo equo”, ha spiegato Francken, sottolineando tuttavia che se dovesse verificarsi un simile scenario “ci metterebbe in una posizione diplomatica delicata con la Spagna”.

Sondaggio, indipendentisti perderebbero maggioranza – I partiti indipendentisti catalani potrebbero perdere la maggioranza assoluta del Parlamento alle elezioni del 21 dicembre, anche se il margine sottile tra le due parti prevede una campagna fortemente combattuta. E’ quanto rileva un sondaggio di Sigma Dos pubblicato stamane da El Mundo. Il sondaggio è stato realizzato intervistando 1.000 persone tra martedì e giovedì, proprio mentre il governo centrale spagnolo si preparava a prendere il controllo della Catalogna che poi venerdì ha proclamato l’indipendenza. Se le elezioni dovessero tenersi oggi, agli indipendentisti andrebbe il 42,5% dei voti, pari a 61-65 seggi mentre la maggioranza nell’assemblea catalana è di 68. Gli unionisti invece otterrebbero il 43,4% dei seggi. Nelle ultime elezioni del 2015, i separatisti vinsero con il 47,7% dei voti conquistando 72 seggi.

Puigdemont rifiuta destituzione, ‘resistenza pacifica’  – Dopo 24 ore da infarto e una notte agitata, la Catalogna si è svegliata oggi Repubblica e Monarchia e con due governi: uno con la forza dello Stato spagnolo, l’altro ‘destituito’ e non riconosciuto dal resto del mondo. Nella notte Madrid ha formalizzato nella Gazzetta ufficiale la rimozione del presidente Carles Puigdemont e del Govern, lo scioglimento del Parlament, la convocazione di elezioni il 21 dicembre e il licenziamento in massa di oltre 150 alti funzionari catalani. Il premier Mariano Rajoy ha assunto competenze e poteri di Puigdemont, e li ha delegati alla vicepremier Soraya Saenz de Santamaria, ora di fatto ‘Vicerè’ della Catalogna. Ma Puigdemont e il suo governo non si fanno da parte, decisi a portare avanti la costruzione della Repubblica proclamata ieri dal Parlament. “Andiamo avanti”, ha annunciato su twitter il ministro ‘dimesso’ Josep Rull. Lo stesso Puigdemont, dalla sede del Govern di Girona, quasi già in esilio, ha invitato in Tv la nazione “all’opposizione democratica, civile e pacifica” alla “aggressione premeditata alla volontà espressa dai catalani” da parte di Madrid: “Pazienza, perseveranza e prospettiva”, ha esortato. Il President non accetta la destituzione, “solo il parlamento può farlo”. Come resisterà alla forza dello Stato? Lo diranno i prossimi giorni. Oggi è stata una giornata di calma relativa dopo le convulsioni degli ultimi giorni e prima, con ogni probabilità, di un’altra settimana ad alta tensione. Ha permesso al fronte indipendentista di recuperare le forze, a quello unionista di raffreddare gli animi. Già lunedì potrebbe essere un’altra giornata di fuoco. Il procuratore capo dello Stato Juan Manuel Maza vuole chiedere al tribunale supremo l’incriminazione e l’arresto di Puigdemont per “ribellione”. Nel mirino di Maza ci sono anche il vicepresidente Oriol Junqueras e la presidente del Parlament, Carme Forcadell. Il rischio però è di innescare una rivolta in Catalogna. A Madrid oggi migliaia di manifestanti unionisti spagnoli hanno gridato “Puigdemont in prigione!”. Con metodo intanto Rajoy organizza il commissariamento della Catalogna ribelle, che dovrebbe concludersi con le elezioni del 21 dicembre. I ministeri di Madrid devono prendere il controllo di quelli catalani. Santamaria ha riunito oggi la conferenza dei sottosegretari che sarà ‘governo’ catalano nei prossimi due mesi. Il primo cruciale commissariamento, quello dei Mossos, per ora è andato bene per Madrid. Il direttore e il comandante della polizia catalana Pere Soler e Josep Lluis Trapero hanno accettato la destituzione. Trapero è stato sostituito dal vice Ferran Lopez, che con i 17 mila uomini del corpo passa sotto l’autorità del segretario generale del ministero degli Interni di Madrid, il catalano Juan Antonio Puigserver. I Mossos d’Esquadra sono con i giudici una pedina essenziale per soffocare possibili resistenze. I partiti catalani infine stanno prendendo posizione in vista del voto anticipato. Il Pp ha nominato capolista Xavier Albiol, la Cup, l’ala sinistra indipendentista, minaccia di boicottare le urne e di convocare invece una “mega-paella”. Pdecat e Erc di Puigdemont e Junqueras, che non si aspettavano elezioni così ravvicinate, devono decidere se partecipare e tentare di ottenere di nuovo la maggioranza assoluta oppure boicottarle, con il rischio di scomparire dalle istituzioni della Catalogna ‘spagnola’.