A un mese esatto dall’inizio della discussione, il Consiglio regionale della Sardegna ha approvato la riforma della rete ospedaliera. La riorganizzazione passa con 30 voti favorevoli e 20 contrari, tre gli astenuti.

Strappo in maggioranza del Centro Progressista, con la consigliera Anna Maria Busia che ha votato no e il collega Francesco Agus che si è astenuto. Adesso il riordino passerà all’esame del ministero, che dovrà stabilire se sia aderente al decreto 70 sugli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza negli ospedali.

Prima del voto finale l’assessore alla Sanità, Luigi Arru, ha ringraziato tutti, compreso il presidente della Regione Francesco Pigliaru: “Andiamo avanti con sobrietà per cercare di cambiare, questo è un successo del Parlamento sardo”, ha chiarito. “Abbiamo lavorato perché oggi fosse un giorno importante per la Regione – ha sottolineato il capogruppo del Pd, Pietro Cocco – abbiamo avuto coraggio”. Non la pensa così Anna Maria Busia: “Non ho trovato una sola ragione per votare a favore della riforma, che ritengo una non riforma – ha spiegato – un semplice regolamento di conti. Rimango nel centro sinistra, unico luogo politico in cui mi riconosco, ma far parte di una coalizione significa rispettare il programma che si è sottoscritto, e così non è stato”. Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha osservato che “una riforma è tale quando migliora le condizioni di vita dei cittadini, e non è questo il caso, perché ci troviamo di fronte a un’operazione al ribasso”.

Duro il giudizio del capogruppo dell’Udc, Gian Luigi Rubiu: “Una riforma costituita solo nell’interesse del campanile, per la sanità sarda sarà un disastro e il paziente non è stato certo messo al primo posto”. Per Paolo Truzzu (Fdi-An) “è entrato un cavallo ed è uscito un asino”. Soddisfazione invece da parte dei due relatori di maggioranza, Raimondo Perra (Psi) e Gigi Ruggeri (Pd). “E’ una riforma storica e socialista perché mette gli interessi dei sardi prima di tutto”, ha detto il primo. “Abbiamo dato risposte ai territori ma senza cedere a localismi”, ha aggiunto il secondo.