Reazioni anche in Sardegna all’indomani dei referendum sull’autonomia in Veneto e Lombardia. Secondo l’ex presidente della Regione, Ugo Cappellacci, coordinatore regionale di Forza Italia, “il referendum rappresenta una seconda vittoria dei territori verso una visione centralista dello Stato, avvenuta a poco meno di un anno di distanza da quella del referendum costituzionale.

E’ la conferma che le riforme devono partire da una riscoperta delle specificità come elemento di ricchezza, dal rispetto delle identità e non dalla sopraffazione delle stesse. Se il giorno dopo il voto il Veneto rivendica i 9/10 delle tasse – prosegue Cappellacci – la Sardegna deve affrontare la sfida autonomista anziché continuare a subirla per chiedere anzitutto il rispetto di quanto già previsto nel nostro Statuto e soprattutto un rilancio della nostra specialità che incida nel quotidiano dei diritti dei sardi e principalmente sui trasporti, la zona franca, l’energia, la cultura.

L’attuale maggioranza di centrosinistra non ha voluto cogliere il segnale forte lanciato dal popolo sardo, che nel 2016 ha espresso un dissenso alla riforma centralista di Renzi ancora più marcato rispetto a quello rilevato a livello nazionale e che ha svergognato la linea arrendevole di un presidente della Regione che ha rinnegato la nostra storia autonomistica”.

Secondo il segretario dell’Unione Popolare Cristiana (Upc) Antonio Satta, “se Lombardia e Veneto vogliono tenersi i soldi delle tasse, penso che per la Sardegna sia il caso di riproporre ampie zone di esenzione fiscale. Con un fisco che agevoli chi vuole investire, la Sardegna, per la sua posizione nel Mediterraneo, può dare un contributo importante alla ripresa del paese. Serve trovare nuove vie, anche facendo ricorso al fisco, per rilanciare la produzione. La Sardegna per troppo tempo è stata ignorata”.