“Sono trascorsi poco più di trent’anni da quando l’allora presidente Melis sosteneva che ‘il nostro indipendentismo è funzionale costituendo base essenziale e irrinunciabile del federalismo’. Da allora per la Sardegna non è poi cambiato molto e i problemi che la nostra isola deve affrontare in tema di infrastrutture, occupazione, disoccupazione giovanile, tasso di istruzione universitaria, rimangono gli stessi. Senza considerare i costi aggiuntivi per il trasporto di merci e passeggeri e l’ approvvigionamento di energia a basso costo. Ecco perché in questo quadro riveste un ruolo di primaria importanza il pieno riconoscimento della condizione di insularità da parte dell’Italia e dell’Unione Europea, in base a quanto già previsto nelle disposizioni sancite dai Trattati, come indicato dalla Consulta corso-sarda”.
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau, intervenuto oggi alla tre giorni di dibattito promossa dal Partito Sardo d’Azione a Villagrande Strisaili sul tema “La nostra Sardegna”. “La richiesta di discipline speciali non costituisce trattamento privilegiato – ha sottolineato il massimo rappresentante dell’Assemblea sarda – non costituisce aiuto di Stato ma l’applicazione del criterio di uguaglianza e il perseguimento del miglioramento delle condizioni di vita dei propri cittadini”.
Ganau si è soffermato poi sul referendum consultivo in programma domani in Veneto e in Lombardia, sottolineando che “non bisogna avere paura di fronte alle richieste di maggiori spazi decisionali che provengono dalle regioni ordinarie. Regioni differenziate da una parte e Regioni speciali dall’altra sono parti integranti del medesimo disegno costituzionale – ha detto – ma sia chiaro però ai veneti e ai lombardi, che la differenziazione attiene esclusivamente a maggiori spazi di autonomia, la specialità a condizioni storiche, geografiche e culturali insuperabili e indiscutibili.
Oggi il Psd’Az ha avuto la lungimiranza di chiedere a tutti i partiti – quelli “nazionali” italiani e quelli “nazionali” sardi, con tutte le diverse sfumature autonomiste, federaliste, identitarie – di sedersi a uno stesso tavolo per provare a raccontare la propria idea di Sardegna, direi quasi a costruzione di una piattaforma politica in cui i sardi possano riconoscersi. Un’occasione importante, in un momento storico come questo, dove in Europa le istanze indipendentiste dagli stati nazionali di appartenenza – oggi la Catalogna, ieri la Scozia – sono di evidente e progressiva rilevanza. È indiscutibile che il Psd’ Az – ha concluso il presidente del Consiglio – al di là delle scelte di campo contingenti e che non sempre ho apprezzato come dirigente di partito, abbia svolto e svolga anche oggi un ruolo fondamentale di difesa e stimolo delle rivendicazioni della Sardegna”.