Il Tribunale del Riesame di Cagliari ha scarcerato Gianni Lolli e Luigi Betti, finiti ai domiciliari a Modena e Forlì nell’ambito dell’inchiesta su una presunta tangente pagata per un impianto di energia rinnovabile da 9,5 milioni di euro che è stato costruito a Ottana (Nuoro).

Il primo è il dirigente del Consorzio cooperative costruzioni, società aggiudicataria del bando, il secondo è indicato come dirigente di riferimento della cooperativa Ceif, società che fa parte del consorzio. Secondo l’accusa avrebbero pagato una parte della tangente incassata – dice la Procura – dall’ex presidente dell’Ente acqua Sardegna (Enas), Davide Galantuomo, già sindaco di Quartu Sant’Elena. Accogliendo la richiesta dell’avvocato Matteo Pinna, difensore sia di Lolli che di Betti, il collegio presieduto da Tiziana Marogna ha revocato la misura cautelare firmata dal Gip di Cagliari, Giuseppe Pintori, e chiesta dai pubblici ministeri Emanuele Secci e Gaetano Porcu.

Entro il 21 ottobre, invece, si conoscerà il pronunciamento del Riesame sul ricorso presentato dagli avvocati dell’ex calciatore Renato Copparoni e da Galantuomo, finiti anche loro agli arresti domiciliari nell’ambito della stessa indagine. Secondo le difese non ci sarebbero né i gravi indizi di colpevolezza né le esigenze di custodia invocati nell’ordinanza in quanto i fatti contestati, spiegano, sono lontani nel tempo. Galantuomo è accusato di aver incassato una tangente di circa 90 mila euro, prima tranche di una mazzetta complessiva di 135mila euro per l’appalto da 9,5 milioni. Copparoni, invece, è indicato dalla Procura come il mediatore dell’affare, mentre i due indagati tornati oggi in libertà facevano parte delle società investirci che avevano proposto il progetto.

Nell’inchiesta è indagato – e confinato ai domiciliari – anche Salvatore ‘Tore’ Pinna, già finito nello scandalo di Sindacopoli per un presunto giro di appalti truccati in mezza Sardegna.