Ormai manca solo la firma dell’accordo, ma sono già in corso le verifiche da parte dei tecnici sulla struttura dell’ex carcere dismesso di Macomer, nel centro Sardegna, individuato per ospitare un Centro di permanenza e rimpatrio (Cpr).

La conferma arriva oggi dopo un tavolo in Prefettura a Cagliari al quale hanno preso parte la capo dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione del ministero dell’Interno, Geralda Pantalone, il governatore Francesco Pigliaru, il presidente dell’Anci Emiliano Deiana e il sindaco di Macomer, Antonio Onorato Succu. “Il Cpr – ha spiegato il presidente della Regione – è uno strumento per disincentivare i flussi migratori, per dire a chi sta per salire su una barca diretto in Sardegna, e migrare irregolarmente, che non potrà usare l’Isola come porta d’accesso per l’Europa ma dovrà tornare indietro”.

“Sarà un centro di detenzione amministrativa dove le persone in attesa del rimpatrio saranno rinchiuse – ha precisato l’assessore agli Affari generali, Filippo Spanu – Il centro sarà prioritariamente destinato a frenare il flusso dall’Algeria, sarà fatto in tempi brevi garantendo il rafforzamento della sicurezza in tutto il territorio. Siamo convinti che questo abbia un effetto dissuasivo sui migranti irregolari”. Sull’ex carcere, ha aggiunto la prefetta Pantalone, “sono in corso verifiche tecniche, si tratta di una struttura già utilizzata diversi anni fa e ci saranno altri sopralluoghi, a quel punto vedremo che cosa verrà fuori, anche per un eventuale utilizzo parziale se questo servirà ad accelerare i tempi”. Quanto alla capienza, “si tratterà di piccole strutture da 100/150 posti”. Ora, ha concluso, “attendiamo i riscontri tecnici, poi si avvieranno i lavori e si deciderà, sempre in accordo con i territori, con Regione e sindaco”.

“Abbiamo posto condizioni accolte dall’alto rappresentante del ministero – ha confermato il primo cittadino di Macomer – ci ha dato rassicurazioni sul fatto che il Cpr sarà struttura di detenzione da cui gli ospiti non potranno uscire, questo mi consente di tranquillizzare i cittadini sul rischio di disordine sociale e questo è sufficiente per andare avanti con il progetto”.