Sono iniziate alla Camera le dichiarazioni di voto da parte dei Gruppi parlamentari sulla fiducia all’articolo 3 del Rosatellum 2.0, la terza dopo le due di ieri. L’inizio della “chiama” è previsto per le 11 e i risultati si avranno attorno alle 13. Successivamente verranno votati gli articoli 4 e 5 su cui sono stati presentati una ventina di emendamenti. A seguire, l’Assemblea di Montecitorio passerà agli ordini del giorno e alle dichiarazioni di voto finali.

I primi due voti di fiducia alla Camera sono filati lisci ieri, come previsto, con una tensione più di riflesso dalle manifestazioni di piazza che per il pathos del voto. L’unico momento di cardiopalma si avrà, forse già domani sera o venerdì mattina sul voto finale, che sarà a scrutinio segreto. Anche se dalla maggioranza ostentano sicurezza, al momento si sospettano una settantina di franchi tiratori e si spera che il numero non cresca. Ed è per accelerare e blindare l’iter del Rosatellum prima della legge di bilancio che si va verso la fiducia anche a Palazzo Madama.

Il film della giornata di ieri – A Montecitorio arrivano i primi due sì sulla legge elettorale. L’articolo uno del Rosatellum, sulle quali il governo aveva posto la fiducia. La prima passa con 307 sì, 90 contrari e nove astenuti. Subito dopo la proclamazione del risultato sull’articolo uno (che contiene il sistema elettorale della Camera) l’assemblea di Montecitorio ha dato il via alle dichiarazioni di voto sulla seconda fiducia , quella sull’articolo 2 del disegno di legge (sistema elettorale del Senato), che ha ottenuto 308 voti favorevoli, 81 i contrari, otto gli astenuti.

Fuori dal palazzo nel pomeriggio si è tenuta la manifestazione della sinistra, con manifestazioni in piazza Montecitorio e al Pantheon. “Gentiloni aveva detto che non sarebbe intervenuto. Ha perso credibilità” ha detto ha detto Pier Luigi Bersani arrivando alla manifestazione.

Sotto l’obelisco di Montecitorio, i cinque stelle hanno continuato a martellare l’alleanza che ha sostiene la nuova legge elettorale. Alessandro Di Battista ha messo nel mirino la Lega Nord: “Salvini si è venduto per qualche voto in più cedendo lo scettro di comando a Berlusconi”, ha detto. Il sì al Rosatellum ha provocato divisioni e imbarazzi nel centrodestra. A Montecitorio la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha preso le distanze dai suoi alleati: “E’ una legge vergognosa, non non potevamo starci e ci dispiace che altri si siano resi disponibili”

“Per la seconda volta nella stessa legislatura – commenta l’ex premier Massimo D’Alema – abbiamo una legge inaccettabile, segno di irresponsabilità del gruppo dirigente del Pd che logora la democrazia e apre la strada al populismo, spezzando il legame già fragile tra cittadini e istituzioni”.

LE POSIZIONI IN AULA

“Questo Parlamento non ha più la dignità di rappresentare i cittadini – dichiara nell’Aula della Camera Danilo Toninelli (M5S) – perché la fiducia viene posta come nel 1923 sulla legge Acerbo e poi sulla legge Truffa. Dov’è quel passacarte di Gentiloni che si deve far chiamare da Rosato per mettere la fiducia? Questo governo e questo Parlamento sono fatti di indegni e di bugiardi. Non avete la dignità di rappresentare gli italiani, non rappresentate quei cittadini che avete zittito con un colpo di mano”.

Sc-Ala si asterrà nelle votazioni sulle fiducie poste dal governo sulla legge elettorale nell’Aula della Camera.

Forza Italia non parteciperà alla votazione sulla fiducia posta dal governo sulla legge elettorale ma “in coerenza con la propria storia” non farà mancare i suoi voti alla Camera sulla legge elettorale.

Alfredo D’Attorre ha annunciato il no di Mdp . “Pensate di chiuderci nell’angolo dei rancorosi? Vi sbagliate: costruiremo uno spazio progressista e di sinistra non solo sui temi economici e sociali ma anche su quelli politici. Ci sarà con noi chi terrà alta la bandiera del centrosinistra”.

IN PIAZZA

Sotto l’obelisco di Montecitorio, intanto, la piazza a cinque stelle grida contro il Rostaellum bis, “una nuova legge porcata”, dice Grillo dal suo blog. Ma a sorpresa, contro il ricorso alla fiducia fa sentire la sua voce anche l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che denuncia le pesanti costrizioni che la decisione del governo impone alla discussione. Ma in piazza i cinque stelle non gradiscono e fischiano la presa di posizione del presidente emerito.