“Lo spopolamento è un dato storico e fisiologico ma è soprattutto la conseguenza di scelte politiche precise. Quella che dobbiamo affrontare è una sfida in controtendenza rispetto alla cultura dell’urbanesimo, propensa ad indirizzare gli sforzi verso una crescita metropolitana intorno alle grandi aree urbane con l’idea di europizzare le città italiane, cultura che ha ispirato la stessa legge Delrio e la corsa alle città metropolitane”.
Ne è convinto il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, che è intervenendo al convegno organizzato a Ollolai dalla sezione sarda dell’associazione ex Parlamentari della Repubblica sul tema dello spopolamento delle zone interne della Sardegna, al quale sono intervenuti, tra gli altri, il senatore Pd Massimo Mucchetti, l’assessore regionale degli Enti locali, Cristiano Erriu, e il sindaco di Ollolai, Efisio Arbau.
“Negli ultimi vent’anni – ha sottolineato Ganau – l’approccio è stato urbano-centrico e lo sviluppo locale si è caratterizzato sempre più come una politica residuale che in molti casi ha favorito anche la devastazione dei territori, portando all’abbandono perfino di aree produttive e di territori sani. Ora dobbiamo avere la capacità di fare un salto di qualità e di fare della lotta allo spopolamento il filo rosso che collega ogni singola azione a partire da adesso. In quest’ottica vanno rilette le misure del Patto per la Sardegna in termini di trasporti, viabilità, metanizzazione. Dobbiamo sviluppare politiche capaci di tenere conto dei contesti territoriali, meno cieche ai luoghi perché ogni regola generale può produrre effetti diversi in contesti diversi”. Secondo il presidente del Consiglio la sfida riguarda tutti, regione comuni e cittadini. Per invertire il processo di impoverimento umano e materiale, bisogna rafforzare e non cancellare i servizi pubblici.
“Dobbiamo anche riuscire a costruire un metodo che non può essere quello di forzare scelte che non corrispondono a un effettivo capitale locale – ha concluso – solo così, restituendo ai cittadini quella sovranità di cui si sentono espropriati, potremmo ricostruire quella fiducia nei luoghi che è venuta meno e provare ad invertire questo processo”.