Oltre 10mila iscritti sul canale Youtube, stessi numeri sulla pagina Facebook HaRaGa Dz che raccontano con video e foto le traversate da Hannaba al Sulcis. Come anticipato dal nostro quotidiano nei giorni scorsi i due canali di comunicazione degli ‘haraga’, i migranti algerini hanno numeri importanti. Da qui comunicano con gli amici già in Europa e con le famiglie che attendono notizie del loro arrivo in Sardegna dopo la partenza dalle spiagge di Hannaba. Immagini e video di ragazzi esultanti, scene riprese durante la navigazione, l’incrocio con i mercantili, il rifornimento di carburante, coltelli, racconti di risse, c’è di tutto su Youtube e su Facebook.
Le immagini degli sbarchi in Sardegna, l’arrivo (e l’uscita con il foglio di espulsione) dal Cpa Monastir, le foto in via Roma a Cagliari, quelle scattate poche ore dopo l’arrivo in città e già sul traghetto della Tirrenia, con lo sfondo del porto. Non scappano da nessuna guerra ma scrivono: “Mamma amo il mio paese, ma il mio paese non mi ama. Allah sia con noi”.
Sui barchini, con il mare piatto, l’umore è alto, qualcuno si occupa di rifornire il motore Suzuki da 50 hp, altri riprendono la scena, ridono e salutano in uno stentato italiano: “Sardegna arriviamo”, “Buongiorno”. Altri controllano il Gps per controllare la rotta, c’è chi esibisce un coltello. E’ di due giorni fa il racconto, proprio dalla spiaggia di Berber ad Hannaba, di una rissa tra gli harraga che dovevano partire: alcuni si sono affrontati a suon di lame, ci sono stati feriti. In altre immagini si vede la polizia algerina che sequestra una barca e un motore sulla spiaggia, ma subito dopo compare l’immagine di un motore fuoribordo Yamaha fiammante, da 60 hp, poi immagini tristi di cadaveri, di naufragi.
Loro però non temono le ire di Nettuno, scappano verso l’illusione di una vita migliore in Europa, e lo fanno su queste feluche ormai costruite da abili maestri d’ascia ed equipaggiate solo per la traversata di 110 miglia. Qualche anno fa si vedevano le barche dipinti con i caratteristici colori sgargianti dei pescatori del Nord Africa, ora i legni non sono più verniciati, servono solo per la traversata, hanno quattro panche, neppure i remi. Impossibile sapere se dietro c’è un’agenzia di viaggi criminale che organizza le traversate verso il Sulcis. Di certo c’è un fiorente mercato di motori e barche e un numero impressionante di giovani che vuole venire in Italia, prendersi il decreto di espulsione e quindi avere il titolo per poter comprare un biglietto per arrivare a Genova o Civitavecchia, spesso anche per Napoli.
Qui in Sardegna non vogliono starci, sanno che Cagliari è la prima tappa obbligata per raggiungere l’Europa e da qui poi spariscono, tranne alcuni che non hanno i soldi per il passaggio in nave.
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