Nel 2016 la Sardegna da sola registra un disavanzo nella sanità di 320,8 milioni di euro, circa pari a quello da 325,9 mln di tutte le sette Regioni canaglia (commissariate o in piano di rientro) messe assieme. La denuncia arriva dai consiglieri regionali dell’opposizione di centrodestra Paolo Truzzu (Fdi), Stefano Tunis (Fi), Alessandra Zedda (Fi) e Attilio Dedoni (Riformatori).
Truzzu, in particolare, ha fatto il punto sulle politiche sanitarie “fallimentari” attuate dalla Giunta Pigliaru: “Avevano manifestato l’obiettivo di contenere la spesa, invece hanno prima commissariato le Asl, aumentato i costi di produzione e stipulato un piano di rientro per arrivare a questo disavanzo e chiedere un prestito al Governo di 577 milioni (la somma del deficit 2015, 2016 e 2017) così da far partire la Asl Unica con un bilancio azzerato”. Gli esponenti del centrodestra si sono soffermati anche sulla variazione di bilancio da 147,7 milioni di euro che sarà discussa domani in Aula.
“Una parte è destinata alla copertura degli squilibri delle aziende del servizio sanitario per l’anno 2017 pari a circa 117 milioni”, ha spiegato il consigliere di Fdi. Ebbene, “è giustificata principalmente dalla grave situazione finanziaria in cui versano le aziende e in particolare l’Ats, è chiaro infatti che tali cifre rappresentano una necessaria immissione di liquidità senza la quale sarebbe impossibile provvedere al pagamento degli stipendi del personale”.
Secondo i dati del Mef citati dall’opposizione, il disavanzo della sanità sarda è di 250 milioni nel 2017, di 320 nel 2016, 333 nel 2015, 361 nel 2014 e 380 nel 2013. “Un vero disastro – ha commentato Dedoni – nessun risparmio, solo spreco senza controllo”. Tunis ha parlato di “una Giunta che ha agito con dolo”, infine per Alessandra Zedda “non solo non c’è stata una diminuzione di costi ma è crollata anche la qualità del servizio, e sarà anche peggio perché con la riforma della rete ospedaliera la Regione taglierà 261 posti letto, 41 in più rispetto ai 220 richiesti dal Governo”.