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Sassari ha il nuovo vescovo. E’ stato ordinato nel pomeriggio a Olbia don Gian Franco Saba.
Migliaia di persone hanno assistito nel campo sportivo Caocci di Olbia alla cerimonia di ordinazione episcopale presieduta dal vescovo di Tempio e Ampurias, Sebastiano Sanguinetti, e concelebrata dall’arcivescovo di Cagliari, mons. Arrigo Miglio, e dall’amministratore apostolico di Sassari, mons. Paolo Atzei.
Presenti anche tutti i vescovi dell’Isola ed i sacerdoti della diocesi. Folta anche la rappresentanza di autorità civili e militari. In prima fila, commosso, l’anziano padre del neovescovo, Giovanni, quasi 92enne. Mons. Saba e il 48/o arcivescovo della storia moderna della Chiesa di Sassari.
Alla cerimonia hanno partecipato rappresentanze delle comunità ebraiche e musulmane presenti nell’Isola, e l’imam di Olbia, Hamabi Maalaoui. Presenti anche alcuni professori dell’Institute Cattolique di Parigi dove don Saba ha seguito corsi di perfezionamento sul dialogo interreligioso.
Il sindaco di Olbia, Settimo Nizzi, ha espresso emozione per la nomina, dopo due secoli, di un gallurese come vescovo. Il culmine della cerimonia è stato il rito dell’imposizione delle mani da parte del vescovo e la preghiera di ordinazione che lo ha consacrato.Dopo l’unzione crismale e la consegna dei Vangeli gli sono state date le insegne episcopali: la mitra, l’anello e il pastorale. “Tu sai, don Gian Franco – ha detto Sanguinetti – che come vescovo entri a far parte del Collegio episcopale universale sotto l’autorità del Sommo Pontefice, ma sarai pastore della Chiesa sassarese e entrerai a far parte della Conferenza episcopale sarda. Mai come in questo momento la Chiesa sarda e l’intero territorio attendono segnali forti e convincenti di un episcopato unito e pervaso da una volontà d’intercettare la profonda crisi che ne attraversa le popolazioni, sotto il profilo economico, ma anche sociale, morale e spirituale”. Mons. Saba ha quindi ringraziato Olbia e la Gallura per il “tanto calore” e ha salutato l’Imam di Olbia con “Salam aleikum” (La pace sia con noi) porgendo l’invito a tutte le comunità affinché la religione non sia mai un motivo di guerra.