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Ieri, 9 Settembre 2017, si è tenuto al Lazzaretto di Cagliari, il primo Memorial Salvatore Usala.
Una giornata molto bella, organizzata egregiamente dall’associazione Viva la Vita Sardegna onlus e dal Comitato 16 novembre onlus.

La giornata di ieri, ha ripercorso attraverso il ricordo e la testimonianza della moglie, Giuseppina Vincentelli, di amici stretti e conoscenti, alcuni passaggi della vita dell’indimenticabile Salvatore Usala e del suo ostinato impegno sociale e, aggiungo, politico. Salvatore è mancato all’affetto diei suoi cari e di noi tutti, l’anno scorso, il 6 Settembre 2016.

(Chi non conosce Salvatore, chi non avesse avuto la fortuna di conoscerlo, può rimediare leggendo qui un breve riassunto)

Non è semplice scrivere qualcosa che riguarda Salvatore, tanta è la grandezza con cui ci si confronta, ci proverò, con il rispetto che si deve ai Grandi.

Salvatore era un uomo tenace, l’ho conosciuto *solo* nel 2014, credo di essermi affezionato a lui da subito, dal suo primo sguardo, dalla morbidità della sua mano, il giorno che la accarezzai.

Non sapevo come rapportarmi a lui, mi bastò il suo sguardo per tranquillizzarmi, era tutto chiaro, senza troppe parole, senza parole superflue : questa era la cifra di Salvatore, questa era una sua dote.

Salvatore era un uomo di valore assoluto, uno che combatteva contro le ingiustizie che quotidianamente aumentano la pendenza della salita che è la vita di chi è costretto/immobilizzato da una maledetta malattia, la SLA.

Salvatore era un *picchiatore*, non di quelli che a testa bassa menano alla rinfusa,no!

Salvatore era un picchiatore scientifico, tecnicamente preparatissimo, difficile, per chi se lo è trovato innanzi, schivare i suoi colpi.

Salvatore è stato un uomo che ha messo in gioco se stesso, anima, corpo e intelletto.

Salvatore ha dato alla Sardegna, all’Italia e ai malati di SLA la consapevolezza che solo attraverso la lotta ostinata per i diritti si possono ottenere quelle condizioni di vita neccessarie affinchè il loro passaggio sulla terra si possa ancora definitire dignitoso.

Salvatore ha sempre *tuonato*contro l’indifferenza e a favore della partecipazione unitaria, anche feroce, per la rivendicazione dei diritti dei malati.

Salvatore ha fatto queste cose mettendo spesso e volentieri a rischio la sua salute, la sua vita.

Salvatore era un uomo CORAGGIOSO!

Potrei aggiungere tante altre cose su Salvatore, del Salvatore che ho avuto l’onore di conoscere, ma nulla sarebbe abbastanza esaustivo, nulla potrebbe aumentare la sua grandezza: lui era un grande e non sapeva di esserlo!

A margine di questo primo Memorial, al quale hanno partecipato tante persone, mi sento di sottolineare un aspetto, secondo me, inevitabile, urgente oserei dire, da affrontare, che a Salvatore è sempre stato a cuore : la partecipazione attiva alle lotte per i diritti dei malati.

Malgrado le sue precarie condizioni di salute, malgrado le difficili condizioni logistiche a cui era costretto, Salvatore non è mai mancato, è sempre stato in prima linea : affaticato, sofferente, col fiato corto, col cuore in gola, incazzato come una iena, ma lui c’è sempre stato, sempre!

Ieri, durante la lunga e bellissima giornata in sua memoria, hanno stonato solo le *sedie vuote *(fatti salvi coloro che per motivi di fora maggiore non sono potuti esserci) e non solo quelle istituzionali – l’assessore alla sanità, Luigi Arru – non si è presentato, ma anche e specialmente quelle dei tanti malati che, dei buoni frutti e delle lotte di Salvatore Usala, ne godono i risultati, usufruendo pienamente dell’accesso a diritti che, sono certo, esigibili e da esigere, ma per il quale rispetto in pochi si espongono in prima persona come ha fatto lui.

Quindi, è questo l’argomento *vecchio*: la partecipazione, la presenza, l’impegno sociale e la lotta senza quartiere alle ingiustizie e al rispetto dei diritti delle persone malate e disabili.

Affinchè questo avvenga con profitto serve ESSERCI in tanti, serve METTERCI LA FACCIA in tanti, serve LOTTARE in tanti, e non lasciare che in pochi, e come nel caso di Salvatore in condizioni fisiche critiche, portino avanti il fardello che dovrebbe essere di tutti!

Chiudo questa breve e amara divagazione con l’auspicio che questo argomento (la partecipazione attiva) sia motivo di riflessione e l’impegno di Salvatore faccia da monito a chi come me e come tanti altri ha a cuore non solo il destino del proprio figlio/famigliare/parente disabile ma di tutte le persone disabili, tutte.

Salvatore è passato sulla terra leggero (parafrasando Sergio Atzeni) ma ha lasciato un’eredità pesante, a noi spetta prenderla e onorarla, per rispetto verso di lui, per rispetto verso noi stessi.
Ovunque tu sia, ti voglio bene, Salvatore!

Antonello Spiga