I negozi crollano sotto il peso della crisi. Anche in Sardegna, in linea con la tendenza nazionale, il commercio in sede fissa negli ultimi dieci anni ha visto diminuire il proprio comparto del 17,7%. Quarti nella classifica negativa dopo Valle d’Aosta(-21%), Sicilia (-20,8) e Piemonte (-18,6).
Ha sofferto in maniera più lieve il commercio ambulante e di altro tipo con una diminuzione dell’1,4%.

“La selezione naturale purtroppo è un processo irreversibile a cui dobbiamo far fronte – dice Roberto Bolognese, presidente Confesercenti Sardegna – considerato l’eccesso dell’offerta che in questi anni è diventata esponenziale e che la domanda si è contratta in seguito alla crisi. C’è stato un cambio di usi e costumi, si va più facilmente al ristorante che ad acquistare abbigliamento, un po’ forse per esorcizzare la crisi attraverso la socialità. E il ceto medio basso si rivolge sempre più spesso al mondo della contraffazione e degli acquisti a basso costo. È anche certo che la grande distribuzione è entrata in maniera prepotente ed è l’ennesima prova della politica fallimentare della deregulation del decreto Monti. I nostri centri urbani si stanno svuotando, la rotazione- aperture e chiusure – è velocissima, le grandi famiglie che tramandavano di generazione in generazione le attività sono scomparse. È processo che a noi non piace. Una involuzione negativa in cui a vincere è sempre il più forte”

A fronte di questa caduta verticale delle attività commerciali, che ci raccontano una realtà che non ha conosciuto inversioni di tendenza, a segnare il passo della crescita resta soltanto il settore ricettivo, tra alloggi e ristorazione. All’incremento medio nazionale del 15%, gli alloggi turistici in Sardegna sono cresciuti del 30%, al quinto posto dopo altre regioni del sud in forte espansione turistica come Puglia (+76,9), Sicilia (+47,7), Lazio (+45,5), Basilicata (+40,5). Nel complesso il comparto “vacanze” è sicuramente stimolato dall’aumento dei flussi turistici, dovuti spesso all’instabilità politica e di sicurezza degli altri Paesi.
“E’ certo che ad aumentare sono state prevalentemente le tipologie extralberghiere – commenta Gian Battista Piana, direttore Confesercenti Sardegna – come affittacamere e agriturismi, i quali richiedono una minore immobilizzazione di investimenti, e in alcuni casi l’emersione del sommerso, anche se su questo fronte c’è ancora molto da fare”.

Anche pubblici esercizi e ristorazione in Sardegna segna un aumento del 17,8%. Un comparto in costante crescita influenzato da nuovi stili di vita che si sono affermati in questi anni: nonostante un discreto turn over con aperture e chiusure, resta sempre un settore vivace dal punto di vista imprenditoriale in quanto ha un alto utilizzo di manodopera, il cui sviluppo ha un forte impatto sull’occupazione.