Chi pensava che tra zucchero e cocaina non ci fosse alcuna affinità si sbagliava di grosso. Per una ricerca elaborata da un equipe dell’università del Kansas Saint Luke Mid America Heart Institute e pubblicata sulla rivista scientifica British Journal of Sports Medicine, hanno in realtà un paio di cose in comune: danno dipendenza e causano crisi d’astinenza. Gli scienziati, hanno, infatti, scoperto che gli zuccheri attivano determinate reazioni a livello cerebrale, paragonabili a quelle del consumo di cocaina. Ciò significa che non solo il desiderio di consumare dolci può essere irresistibile, ma anche che i problemi legati allo «smettere» possono diventare enormi. Tra le condizioni di salute più comuni causate da tale dipendenza vi sono anche l’ansia, la depressione e la sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD). «Consumare prodotti che contengono zucchero ha un effetto molto simile a quello della cocaina: entrambi alterano l’umore, possibilmente attraverso la sua abilità di indurre piacere», spiega il dottor James DiNicolantonio, a capo della ricerca. L’assunzione di zuccheri causa infatti il rilascio di dopamine e altre sostanze «positive» nel cervello, un fenomeno ormonale strettamente collegato alla dipendenza dalle sostanze oppioidi. «Nei periodi di scarsità di cibo, l’aumento del consumo di alimenti che possiedono un alto apporto di zuccheri avrebbe aumentato le probabilità di sopravvivenza. Oggi come oggi, invece, gli zuccheri sono confinati ad una categoria di sostanze simili a quelle chimiche». I ricercatori hanno osservato anche che gli esseri umani devono ancora adattarsi a questa condizione di piacere ed appagamento che proviene dagli zuccheri raffinati, e che a causa di un accesso tanto facile agli alimenti che li contengono, le pause nel consumo di cibo sono sempre più brevi. «Il piacere che arriva dagli zuccheri non è naturale e supera quello dell’abuso di droghe, scavalcando i meccanismi di autocontrollo e predisponendoci alla dipendenza», ha continuato il dottore. L’esperimento è stato condotto sui ratti, ma i ricercatori sono convinti che i risultati sarebbero gli stessi se il campione di ricerca fosse umano. Un motivo in più, per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, per stare sempre più attenti a seguire una dieta equilibrata come quella mediterranea e per educare i più piccoli ad un’alimentazione sana e senza un eccesso di zuccheri così come purtroppo, al contrario, accade sempre più di frequente nelle nostre case.