Manca solo il passaggio dell’approvazione in Consiglio regionale, ma cosa cambierà – di fatto – nella sanità sarda una volta che la riforma della rete ospedaliera sarà legge?

Il principio cardine da cui muove il riordino è che non si può avere tutto dappertutto, perché a perderci sarebbe la qualità delle cure. Per questo è previsto che ci siano ospedali ad alta specializzazione e altri in grado di garantire il primo intervento e, nel contempo, di curare le patologie più lievi. Tenendo conto dell’articolazione geografica regionale e della distribuzione demografica, la nuova organizzazione individua due principali poli sanitari, uno per l’area del nord ovest e l’altro per quella sud est dell’Isola: la prima fa capo al Santissima Annunziata di Sassari, la seconda all’Azienda Brotzu di Cagliari.

Le due strutture sono definite Dea (dipartimento emergenza e accoglienza) di II livello perché sono in grado di offrire contemporaneamente servizi importanti di emergenza e accettazione e di cardiochirurgia. Poi ci sono i Dea di primo livello, nodi di base e piccoli ospedali (zone disagiate). Proprio perché manca della cardiochirurgia, il San Francesco di Nuoro è considerato “solo” un Dea di primo livello, anche se rinforzato perché avrà in più il servizio della “Breast unit” (percorso completo screening, diagnosi e cura soprattutto per il tumore al seno) con medicina nucleare per la diagnostica. Dea di primo livello anche nel Sulcis con il Sirai di Carbonia-Iglesias capofila.

A Cagliari il Policlinico universitario è un Dea di primo livello rinforzato, il Santissima Trinità un primo livello, l’ospedale Marino sarà destinato alla riabilitazione, mentre il Binaghi sarà centro di riferimento per la sclerosi multipla. Tra i nodi di base, particolare la situazione del Nostra Signora della Mercede di Lanusei che rientra nelle reti ictus e infarto ma, conservando i tredici primariati, avrà funzioni di Dea di I livello.

Per Alghero-Ozieri, sempre nodo di base, dal 2017 si avvia un programma di potenziamento dei servizi di pronto soccorso, dell’osservazione breve intensiva e delle discipline di oncologia e lungo degenza. Le patologie tempo dipendenti (ictus e infarto) saranno sottoposte a monitoraggio prevedendo entro il 2019, se ci saranno le condizioni, la modifica in primo livello con contestuale rianimazione.

Capitolo piccoli ospedali. Bosa, Sorgono, La Maddalena, Muravera e Isili avranno un pronto soccorso integrato con il Dea di riferimento, un’unita di degenza con 20 posti letto in medicina generale e una chirurgia elettiva per interventi di bassa complessità in “week surgery” e “day surgery” con un numero di letti supplementari per i pazienti. Confermata a La Maddalena la contestata chiusura del punto nascita. I piccoli ospedali hanno tutti i servizi: laboratori, radiologia, farmaceutico, una emoteca, anestesia. I distretti sanitari saranno 22. Con l’aggiunta di La Maddalena e Carloforte sarebbero diventati 24. Per rispettare la quota prevista della legge, Siniscola sarà accorpato a Nuoro e Guspini a San Gavino. Quanto ai posti letto, da 5.901 scenderanno a 5.790, con un taglio di 111.