La condanna più pesante è stata pronunciata per il broker assicurativo Eppe Giua: otto anni di reclusione per il tentativo di affondamento dello yacht “Teide”, la cui prua era stata avvistata semisommersa al largo di Villasimius nel dicembre 2010.

I presunti complici Luca Manca, Cristian Fanni e Orlando Masala sono stati condannati a sei anni di carcere, mentre i giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Cagliari hanno assolto dall’accusa di favoreggiamento Nicola Casula e Antonio Carboni.

Dopo quasi sette anni dal rinvenimento dell’imbarcazione, presa addirittura a fucilate nel tentativo di farla affondare, si è chiuso il processo all’imprenditore quartese accusato di aver ordito il tentativo di una maxi-truffa assicurativa: far affondare la barca per poi incassare il premio della polizza. Il collegio presieduto da Massimo Costantino Poddighe ha sostanzialmente accolto le richieste di condanna del pm Enrico Lussu (aveva sollecitato 9 anni per Giua, 7 per gli altri e le assoluzioni per Carboni e Casula).

La sentenza è arrivata nel pomeriggio dopo una camera di consiglio durata alcune ore: in precedenza per tutta la mattina i difensori avevano cercato di smontare le prove portate dall’accusa. Nel dicembre del 2010 al largo di Villasimius venne segnalata la prua del Teide, ormai quasi semiaffondato. Le indagini della Procura avevano portato alla contestazione – a vario titolo – di naufragio doloso, tentata truffa, simulazione di reato e danneggiamento.