Errare humanum est, ma il governo è diabolico perché persevera, dopo avere assistito al fallimento del Jobs Act, salutato come la panacea chiamata a risolvere definitivamente il nodo della disoccupazione e della precarietà, conferma la stessa strategia.
Tira aria di elezioni e così, immancabilmente, il Governo Gentiloni e la sua punta di diamante, l’uomo delle COOP e del pallone Poletti, coerentemente rispetto alla strategia di Matteo Bonus l’imbonitore, rilancia la politica delle mance a pioggia altrimenti chiamati Bonus (quello di 80 euro per le europee portò bene, dunque, perché non riprovarci? Tanto paga pantalone).
E’ la volta del Bonus giovani, che sarà inserito nella prossima Legge di Bilancio, segno che stiamo entrando nel pieno dell’ondata propagandistica dei neo-renziani. Si annunciano 300 mila posti di lavoro. Il piano del Governo, ancora al vaglio dei tecnici, prevede un taglio del 50% per tre anni dei contributi per i neoassunti sotto i 29 anni. Il costo sarebbe di circa 1 miliardo per il primo anno e 2 miliardi dal 2019. In fase di valutazione ci sarebbe anche una seconda ipotesi: un dimezzamento dei contributi per 2 anni, seguito da un taglio strutturale del 3-4%, che comprenderebbe anche gli under 32.
Errare humanum est, ma il governo è diabolico perché persevera. Dopo avere assistito al fallimento del Jobs Act salutato come la panacea chiamata a risolvere definitivamente il nodo della disoccupazione e della precarietà, conferma la stessa strategia. Benché sia evidente che come unico risultato la riforma principe Renzi-Poletti, oltre a esserci costata a oggi circa 20,3 miliardi, ha avuto quello di mandare in pensione il contratto a tempo indeterminato aumentando i contratti precari. Un’eredità irrisolta fatta di due milioni di NEET, il 35,4% di disoccupazione giovanile e generale all’11,1%. Resta una scadenza, che potrebbe rendere il conto più salato, quella del 2018, data in cui gli incentivi, per molti, vanno in pensione lasciando il campo libero a una stagione di licenziamenti selvaggi. Adesso il Ministro Poletti scopre infatti che la macchina perfetta si inceppa e cerca la toppa, una clausola anti-licenziamenti, perché appare palese che chi ha assunto nel 2015 avrà voglia di licenziare per riassumere con il nuovo incentivo.
Si continua dunque a usare il denaro pubblico in modo insensato, se non quello di fare propaganda, e a mettere in campo strategie fallimentari come quella dei bonus, o come garanzia giovani o la vergognosa alternanza scuola-lavoro, con l’esempio esecrabile degli studenti dell’alberghiero chiamati a lavorare per la festa del PD o a servire dietro ai banconi dei Mac Donald gratis, senza creare un’alternativa seria per i nostri giovani se non quella di fare le valige.
Le risorse messe in campo, è palese che siano orientate all’esito statistico trimestrale, buono per cantarsela e suonarsela nelle colonne dei giornali e nei tg amici. Nessuna politica seria in vista, ma chiedere serietà a questo governo è da sciocchi. Tra imprese e giovani nessuna connessione, nessun rilancio di investimento in ricerca e innovazione. Bonus giovani: un’altra pezza peggio del buco e intanto a tanti non rimane che partire.
Andrea Vallascas
deputato M5S