I leader del G7 condannano “nei termini più forti possibili il nuovo test nucleare condotto dalla Corea del Nord” con comportamento “irresponsabile”. Lo si legge in una dichiarazione che porta la firma di Paolo Gentiloni, Justin Trudeau, Emmanuel Macron, Angela Merkel, Shinzō Abe, Theresa May, Donald Trump, Jean-Claude Juncker, Donald Tusk. “La Corea del Nord deve immediatamente” abbandonare “tutti i programmi nucleari e i programmi di missili balistici in una maniera che sia completa, verificabile e irreversibile”.

“Siamo pronti – si legge amcora nella nota – a rafforzare ancora le misure che puntano a raggiungere” l’obiettivo di fermare i test nucleari della Corea del Nord e “richiamiamo con forza il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ad assumersi le sue responsabilità e lavorare per l’adozione di una nuova ed efficace risoluzione che includa misure più forti”.

In mattinata, intanto, la Corea del Sud ha – infatti – registrato “segnali” relativi alla preparazione di un nuovo lancio di missile balistico da parte della Corea del Nord che appena ieri ha compiuto il suo sesto test nucleare.

Intanto le forze armate sudcoreane hanno condotto un’esercitazione simulando un attacco contro un sito nucleare nordcoreano, con l’utilizzo di caccia F15 e di un missile balistico. Nell’esercitazione è stato utilizzato il missile Hyunmoo-2A e missili a lungo raggio aria-terra, che secondo il comunicato dello stato maggiore interarmi “hanno tutti accuratamente raggiunto i loro obiettivi”. Gli obiettivi simulati erano stati individuati nel Mar del Giappone alla stessa distanza del sito per i test nucleari nordcoreano di Punggye-ri.

Oggi riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza Onu dopo la sfida di Pyongyang di ieri con Donald Trump che si dice pronto a reagire con la forza mentre la Russia frena.

La Cina ha presentato “una forte protesta formale” all’ambasciata della Corea del nord di Pechino contro l’ultimo test nucleare. Lo ha detto il portavoce del ministero degli esteri cinese Geng Shuang, nel corso della conferenza stampa quotidiana.

Ieri poco dopo la scossa, registrata alle 12.00 nordcoreane (le 5.30 in Italia) è maturata l’irritata reazione di Seul e Tokyo, alla quale s’è aggiunta la dura risposta della Cina, che con il ministero degli Esteri ha “condannato con forza” la mossa di Pyongyang quando il presidente Xi Jinping era a Xiamen per dare il via al vertice dei Paesi Brics, curato nei minimi dettagli e di grande visibilità internazionale dopo il G20 del 2016.

La Corea del Sud ha alzato l’allerta, intenzionata a chiedere sanzioni molto più aspre e assicurando che farà ogni pressione possibile sul Consiglio di Sicurezza dell’Onu perché si arrivi all’isolamento “totale” di Pyongyang, in base a quanto detto dal presidente Moon Jae-in in avvio della riunione del Consiglio di sicurezza nazionale. In più è stata ufficializzata l’ipotesi di accettare più armi tattiche dagli Usa come deterrente.

In Giappone, primo Paese a confermare il test nucleare (sull’uso reale della bomba all’idrogeno serviranno altri giorni di analisi), il premier Shinzo Abe ha definito la provocazione “assolutamente inaccettabile”, mentre il ministro degli Esteri Taro Kono si è speso per un’altra efficacia delle sanzioni Onu, rinnovando la sintonia con Seul e Washington. “Il dialogo non funziona, la Corea del Nord capisce una cosa sola”, è sbottato Donald Trump commentando il primo test nucleare del Nord durante la sua presidenza. Gli occhi del mondo sono puntati sulla reazione dell’America, con il presidente che ha incontrato i vertici militari alla Casa Bianca e non ha escluso un attacco preventivo. “Vedremo”, ha risposto ai giornalisti che glielo chiedevano.

Frenetici i contatti anche in Europa. Emmanuel Macron, Angela Merkel e Paolo Gentiloni si sono sentiti al telefono e hanno concordato, ha riferito l’Eliseo, “sulla necessità di una reazione internazionale forte”, a partire da nuove sanzioni da adottare in ambito europeo. Anche i presidenti cinese Xi Jinping e russo Vladimir Putin, entrambi a Xiamen, hanno convenuto sulla necessità di “affrontare appropriatamente” l’ultimo test nordcoreano.

Ma il capo del Cremlino, in un colloquio con il premier giapponese Abe, ha messo in guardia dall’intraprendere qualsiasi avventura militare individuando solo nella “politica” e nella “diplomazia”le possibili soluzioni. La “nuova situazione”, come l’hanno definita i leader di Pechino e Mosca, ha preso forma con i dati preliminari della detonazione: il sisma artificiale registrato in Corea del Nord è il più potente dei sei test fatti finora.

L’onda è stata pari a 5-6 volte quella generata dal quinto esperimento e 11 volte quella del quarto, entrambi del 2016, ha riferito la Korea Meteorological Administration, l’agenzia sudcoreana che oltre al meteo ha in carico le rilevazioni sismiche. Il test ha avuto la potenza di fino a 100 chilotoni, circa 5 volte la bomba sganciata dagli Usa su Nagasaki nell’agosto del 1945, ha detto Kim Young-woo, capo della commissione Difesa del parlamento di Seul, citando i militari sudcoreani. L’ordigno è stato il più potente provato da Pyongyang, 10 volte il quinto test del 9 settembre 2016 di 10 chilotoni e tale da causare il crollo del tunnel. Oltre alla corsa al riarmo in Estremo Oriente, è verosimile che gli Usa – come peraltro ha fatto intendere Trump – stringano sulle sanzioni a soggetti che fanno affari con Pyongyang: misure che, secondo i media americani, potrebbero colpire addirittura Bank of China. Un terremoto che darebbe vita a una guerra commerciale Washington-Pechino. Per altri osservatori, una volta ostentato tutto il suo potenziale militare, Kim potrebbe finalmente decidere di sedersi al tavolo negoziale su un percorso affatto semplice e tutto da costruire.