Prosegue senza sosta l’estate bollente che in tutta Italia ha provocato oltre due miliardi di perdite alle coltivazioni e agli allevamenti. Le temperature massime registrate durante la prima metà del mese di agosto sono risultate superiori alle medie di 3,9 gradi mentre le precipitazioni, nello stesso periodo dell’anno, sono risultate inferiori del 62,3%. Secondo gli esperti il 2017 sarà ricordato come il secondo anno più caldo dal 1880.
La Sardegna è tra le Regioni più colpite dalla siccità e l’area settentrionale è quella maggiormente in sofferenza. Gli ultimi dati rilasciati dal Distretto Idrografico della Sardegna (aggiornati al 31 luglio) sulla situazione degli invasi nella Nurra sono impietosi: il Cuga e il Bidighiunzu contengono solo l’11 per cento del volume consentito mentre il Temo ne contiene il 23 per cento. Anche la Gallura non sta meglio: le nevicate invernali hanno permesso al Liscia di invasare grandi quantità d’acqua ma l’assenza di precipitazioni e l’alto utilizzo della risorsa, tipico del periodo estivo, ha creato le condizioni per le turnazioni nell’irrigazione dei campi.
«I risvolti negativi di questa crisi idrica senza fine sono molteplici e il comparto agricolo sardo sta vivendo una stagione sempre più complicata – afferma il direttore della Coldiretti Nord Sardegna, Ermanno Mazzetti. Se l’Amministrazione Regionale ha a cuore il nostro settore e se veramente lo vuole tutelare deve intervenire immediatamente e mettere a disposizione delle aziende quanto è stato promesso in questi mesi. I soldi devono arrivare in fretta nelle tasche dei pastori, dei cerialicoltori, degli allevatori, dei pescatori e di tutti gli imprenditori agricoli che ogni mattina cercano di portare avanti la propria azienda tra mille difficoltà. Senza queste risposte si mettono a rischio centinaia di posti di lavoro».
L’assenza di piogge colpisce tutti i settori del mondo agro-pastorale sardo, senza esclusioni. Il comparto ovino subirà un’importante flessione nella produzione del latte e anche il numero delle nascite sarà in netta diminuzione. Da mesi il comparto bovino denuncia le proprie difficoltà, gli allevatori fanno fatica a trovare il foraggio e i prezzi di acquisto sono in costante aumento. La vendemmia del 2017 è sia la più precoce dell’ultimo decennio sia la più scarsa dal dopoguerra. La produzione ortofrutticola paga a carissimo prezzo la carenza d’acqua e anche le colture come mais ed erba medica non stanno generando il reddito sperato. I carcioficoltori dell’area di Ittiri non hanno potuto seminare e quest’anno il loro prodotto non sarà messo in commercio. L’apicoltura registra gravi deficit nella produzione. La siccità, inoltre, è stato un fattore determinante nel numero degli incendi che hanno distrutto migliaia di ettari di bosco e pascoli.
La tendenza degli ultimi anni dimostra come il fenomeno dei cambiamenti climatici sia diventato un dato strutturale con il quale iniziare a confrontarsi. I suoli si stanno essiccando e le riserve d’acqua si stanno prosciugando con danni significativi per le sostanze organiche e la fertilità dei terreni.
«A fine luglio abbiamo sospeso la manifestazione di Olbia perché la Regione aveva assunto con la Coldiretti degli impegni precisi che sono stati disattesi con ricadute disastrose per il comparto agricolo – aggiunge il presidente della Coldiretti Nord Sardegna, Battista Cualbu. Nelle campagne stiamo vivendo una stagione critica dove siccità e crisi idrica non risparmiano nessuno. Servono fondi straordinari di solidarietà per ristorare tutta la filiera e una programmazione pluriennale che ci consenta di uscire da questa crisi. Anche per questi motivi il cinque settembre la Coldiretti Sardegna tornerà in piazza per manifestare».